Per gli iraniani, la pessima abitudine di prendere gli ostaggi risale al 4 novembre 1979, quando un gruppo di studenti penetrò nell’ambasciata statunitense a Teheran e l’ayatollah Khomeini avallò le loro azioni. In questi anni, a essere trattenuti contro la loro volontà sono studiosi e giornalisti occidentali o con doppia nazionalità, iraniana ed europea.

È il caso ad esempio di Fariba Adelkhah, iraniana naturalizzata francese, e del suo collega francese Roland Marchal, ricercatori a Sciences Po Parigi. Da sei mesi sono nella prigione di Evin e stamane ci sarà una manifestazione davanti al Comune di Parigi per esprimere solidarietà.

Per liberarli, l’Eliseo dovrà negoziare con gli ayatollah come hanno fatto gli americani, che grazie alla mediazione svizzera sono riusciti a far rilasciare il ricercatore Xiyue Wang, cittadino statunitense e cinese. In cambio, Washington ha liberato lo scienziato Massoud Soleimani, arrestato a Chicago per aver violato le sanzioni a stelle e strisce.