Per Emmanuel Macron, ormai convertito al nucleare, è un regalo di inaugurazione del semestre di presidenza francese della Ue: la Commissione ha ufficializzato che «sulla base di pareri scientifici e tenuto conto dei progressi tecnici», il gas naturale e l’energia nucleare hanno «un ruolo da svolgere per facilitare il passaggio» verso le energie rinnovabili. La «tassonomia» Ue comprenderà negli «atti delegati» (decreti di attuazione) anche il gas e il nucleare.

La Commissione aspetta fino al 12 gennaio eventuali «contributi» degli esperti nazionali, per poi dare il via libera agli investimenti in queste due energie controverse, la tassonomia serve a «guidare e mobilitare» i finanziamenti, con l’obiettivo della neutralità carbone nel 2050. Restano 4 mesi (più 2, se richiesti) per tentare di bloccare questa scelta. La parola passa al Consiglio, che nel dicembre scorso non ha trovato un’intesa e che per far cambiare idea alla Commissione dovrebbe raggiungere un’impossibile maggioranza rovesciata (72% degli stati membri, cioè almeno 20 paesi rappresentanti di almeno il 65% della popolazione della Ue). E al Parlamento, che potrebbe bloccare con una maggioranza semplice (353 seggi).

C’è un blocco pro-nucleare, guidato dalla Francia, che aggrega una dozzina di paesi, molti dell’est. Sul fronte opposto, l’Austria ieri ha confermato che denuncerà la Commissione alla Corte di Giustizia, perché la scelta di inserire nella tassonomia il nucleare contraddice una legge del 2020 (i Greenbonds emessi dalla Commissione escludono investimenti nel gas e nel nucleare). Il ministro lussemburghese dell’Ambiente, Claude Turnes, parla di «una provocazione», la ministra spagnola, Teresa Ribeira, ha ribadito che «gas e nucleare non sono verdi». In mezzo al guado c’è la Germania: il ministro dell’economia e del clima, Robert Habeck, ha definito la decisione di Bruxelles «un errore», ma il governo della coalizione «semaforo» è diviso sul gas, c’è in ballo il North Stream 2, la nuova pipeline per trasportare il gas russo senza passare dall’Ucraina, ora in attesa (per giugno-luglio) della decisione del regolatore nazionale e probabilmente un deal con la Francia, un sì al gas di Parigi (sospettosa della dipendenza dalla Russia) in cambio del via libera al nucleare di Berlino (che ha deciso di abbandonare questa energia). Sul gas, per di più, la tassonomia è di manica larga, perché ammette come favorevoli alla transizione le centrali che emettono fino a 270 grammi per KWh (una prima ipotesi era di un tetto a 100 grammi).

La Commissione si è impegnata a rivedere i criteri, sulla base dei progressi tecnologici. Bruxelles sottolinea che la scelta di inserire gas e nucleare nella tassonomia deriva anche dalle «difficoltà variabili alle quali devono far fronte i paesi membri» nella transizione verso un’epoca dove le rinnovabili saranno maggioritarie, per arrivare alla neutralità climatica nel 2050. Così, con l’inserimento nella tassonomia, miliardi verranno versati nel nucleare anche dagli investitori istituzionali (in Francia, dove il 72% dell’elettricità è di origine nucleare, ci vorranno più di 400 miliardi di euro per rinnovare il parco, tra sicurezza delle vecchie centrali arrivate a fine vita e nuove capacità).