La polemica politica non si placa, dopo gli ultimi due attentati. La destra è partita all’attacco, contro la giustizia «lassista» in seguito all’assassinio dell’abate Jacques Hamel e la supposta leggerezza del giudice delle libertà che aveva scarcerato Adel Kamiche messo sotto controllo soltanto attraverso un braccialetto elettronico. Come si era già scagliata, dopo Nizza, sulle falle del dispositivo di sicurezza. Ieri, il ministro degli Interni, Bernard Cazeneuve, ha risposto alle accuse di Nicolas Sarkozy, che la vigilia aveva parlato di «arguzie giuridiche, precauzioni, pretesti» che avrebbero impedito di tenere in prigione un sospetto, che si era radicalizzato e aveva tentato di andare in Siria due volte. Ieri, Sarkozy ha puntato il dito contro «una sinistra paralizzata, non all’altezza della minaccia», che ha «perso ogni punto di riferimento».

Per Cazeneuve, «il rispetto della Costituzione non è un’arguzia giuridica, ma è un dovere morale». Il ministro degli interni ha ricordato che «non possiamo uscire dallo stato di diritto per proteggere lo stato di diritto». Detto questo, Cazeneuve ha affermato che «delle proposte dell’opposizione possono essere prese in considerazione», ma certamente non tutte le dieci avanzate dalla destra, tutte di ordine repressivo.
Tra queste, c’è la creazione di centri chiusi per gli schedati «S», come particolarmente pericolosi: «è anticostituzionale – ha ripetuto Cazeneuve – e sarebbe totalmente inefficace». Cazeneuve ha annunciato, alla conclusione del consiglio di difesa ieri mattina, che 23.500 uomini, tra polizia, gendarmerie, militari e riservisti, saranno mobilitati per la protezione di 56 avvenimenti estivi. Il ministro ha avvertito i Prefetti, di analizzare la situazione «sito per sito, avvenimento per avvenimento», per stabilire «il livello di forze che converrà mobilitare per assicurare una sicurezza ottimale». Nel caso venga stabilito che queste condizioni non possono essere rispettate, bisognerà allora «procedere all’annullamento».

Di sicurezza e protezione hanno parlato con François Hollande ieri mattina all’Eliseo anche i rappresentanti di tutte le religioni presenti in Francia, dai buddisti all’islam. Questa protezione già esiste, soprattutto per le sinagoghe e le moschee, meno per chiese cattoliche e templi protestanti. I cristiani non chiedono misure particolari. Lo ha detto a Hollande, la sera di martedì, l’arcivescovo di Rouen, monsignor Lebrun: «i cattolici non chiedono protezione, ma di vivere in pace». Lo ha spiegato ieri il presidente della Federazione protestante di Francia, François Clavairoly: «molte cose sono già state fatte, in particolare per i luoghi di culto ebrei e musulmani ma anche per un certo numero di luoghi simbolici del culto cristiano. È evidente che andare al di là, cioè mettere in atto un sistema davanti a ogni luogo di culto in questo paese è assolutamente inconcepibile e non è fattibile».

Dalil Boubakeur, rettore della Moschea di Parigi, dopo aver espresso il «lutto profondo» per l’attacco alla chiesa cattolica di Saint-Etienne-du-Rouvray, ha ammesso che «è giunta l’ora che i musulmani di Francia prendano iniziative per una formazione più attenta dei nostri religiosi». È la vecchia questione degli imam, molti provenienti da paesi stranieri, con moschee finanziate dall’estero. All’Institut Catholique di Parigi da qualche anno c’è un corso per imam, ma riguarda poche persone. A Saint-Etienne-du-Rouvray c’è anche una moschea salafista, che era frequentata da Adel K., che sfugge a ogni controllo.
Ma la radicalizzazione ha comunque altri canali, via Internet, per diffondere la propria propaganda. Dei media francesi, Le Monde ma anche BfmTv (che è molto sensazionalista), hanno deciso di non pubblicare più le fotografie dei terroristi, privandoli di questa tribuna, per evitare l’effetto di «glorificazione postuma». La radio Europe1 non diffonderà più i nomi. L’inchiesta avanza poco per volta. Adel K., individuato già martedì grazie al braccialetto elettronico, era affetto da disturbi psichici fin dall’infanzia.

Anche altri terroristi, come l’attentatore con il camion a Nizza, presentano problemi analoghi, un ulteriore elemento della complessità del fenomeno e della sua diffusione in Francia e in Occidente. Ieri i test del dna erano in corso per il secondo terrorista della chiesa di Saint-Etienne-du-Rouvray, per confermare l’identificazione di Abdel Malik P., 20 anni, anche lui schedato «S», cioè come persona a rischio.
Il giudice che aveva scarcerato Adel K. e lo aveva messo sotto controllo giudiziario aveva considerato credibile il suo pentimento e la volontà di voltare pagina dopo i due tentativi di recarsi a combattere in Siria.