Alla fine degli anni Ottanta, due gruppi francesi, i Négresses Vertes e i Mano Negra, grazie a due hit come Zobi la mouche e King Kong Five, hanno raggiunto un buon successo internazionale. Anche in Italia questi due brani hanno avuto qualche passaggio radiofonico e i videoclip si sono visti in tv, soprattutto grazie alla «nostra» rete musicale di allora, Videomusic. Per la maggior parte del pubblico italiano, però, abituato ad ascoltare soprattutto musica inglese e statunitense, si trattava di due exploit isolati, perché pochi conoscevano il background e la scena da cui provenivano questi artisti. Ancor di più oggi sembra di parlare di un passato totalmente sommerso, e non a caso, negli ultimi anni, nella stessa Francia c’è chi ha deciso di rendere omaggio a quel periodo perché troppo snobbato. Eppure la cerchia di musicisti da cui sono venuti fuori i Négresses Vertes di Helno, i Mano Negra di Manu Chao e tanti altri gruppi, ha avuto il merito di animare gli anni Ottanta, in particolare le notti parigine più underground. Tutto nonostante le politiche di Chirac durante i diciotto anni (dal 1977 al 1995) in cui è stato sindaco della capitale francese: i Mano Negra nel 1988 nel brano Ronde de nuit lo definivano il «barone che regna al municipio e vuole che tutti vadano a letto senza far rumore», e denunciavano la folta presenza di polizia nelle vie della città. Il rock alternativo esploso negli anni Ottanta, invece, dava a Parigi quel tocco di caos vitale che oggi molti rimpiangono, specialmente in quest’epoca in cui le grandi città occidentali sembrano sempre più a misura delle classi sociali più abbienti e dei loro svaghi preferiti.

ZONA SCOPERTA
Tra chi ha raccontato questo florido periodo musicale c’è Rémi Pépin che, dalla lettura del libro Nos années punk (2002) di Christian Eudeline sul punk francese, ha preso atto che la scelta di parlare degli anni tra il 1976 e il 1978 aveva la conseguenza di ignorare tutte le band ancora sconosciute all’epoca o nate poco dopo, una su tutte i Bérurier Noir. Da qui ha deciso di porre rimedio a questa zona scoperta e di rendere omaggio ai suoi compagni dell’epoca scrivendo un saggio. L’autore francese, infatti, dopo essere stato il bassista dei Guernica, gruppo punk vicino proprio ai Bérurier Noir, e aver fatto l’illustratore e altri lavori, si è realizzato lavorando da grafico in ambito editoriale, dunque l’idea di scrivere un libro gli è venuta in maniera piuttosto naturale. Così è nato Rebelles, une histoire de rock alternatif, saggio che ripercorre il decennio in cui la scena rock alternativa francese partita dagli squat e spinta da etichette indipendenti, ha finito per riempire teatri, piazze e, in alcuni casi, flirtare con le major e sfondare anche all’estero. La prima edizione risale al 2007 ma poi Pépin ha aggiunto un capitolo e ha ripubblicato il saggio nel 2018 per Archives de la Zone Mondiale: in entrambi i casi senza parlare solo di gruppi punk, ma sottolineando l’importanza formativa di questa sottocultura.
I Négresses Vertes e i Mano Negra sono stati proprio i primi della generazione raccontata da Pépin a cui le major francesi hanno aperto le porte. Ma si parla della fine degli anni Ottanta, quando questa scena era viva da anni e lo conferma il fatto che anche la quasi totalità dei membri di queste due band si era formata proprio nel punk e aveva già avuto varie esperienze musicali. Per esempio Helno, il compianto leader dei Négresses Vertes, scomparso nel 1993 ad appena 29 anni per un’overdose di eroina, prima di fondare il suo noto gruppo, dai suoni romantici, aveva mosso i primi passi sui palchi con i Lucrate Milk per poi passare ai Bérurier Noir. Questi ultimi, la cui prima formazione risale al 1978, rappresentavano bene l’irruenza punk e avevano un’attitudine che faceva incontrare rabbia, antagonismo, militanza e irriverenza. Senza dubbio sono stati i più impegnati politicamente di questa scena: in un loro famoso e molto affollato concerto del 1989 all’Olympia di Parigi, uno dei due frontmen, Loran, ha invitato il pubblico a presenziare e impedire tutte le manifestazioni dei «nazi». Lo ha fatto prima che una delle loro canzoni più note, Porcherie, si chiudesse con un verso urlato da tutta la folla, quanto mai eccitata: «La jeunesse emmerde le Front National», che si può tradurre con «La gioventù rompe i coglioni al Front National». I loro show tra il carnevalesco e il circense hanno segnato un’epoca e anche in questo caso non è mancato il successo, visto che alcuni versi delle canzoni dei Bérurier Noir sono stati urlati dai giovani nelle affollate manifestazioni antirazziste di quegli anni e, anche grazie a questo, i due cantanti sono stati ospitati più volte in programmi televisivi piuttosto seguiti.
I loro contemporanei Les Rita Mitsouko erano un altro nome di cui si è parlato molto, anche all’estero, ma per gli ambienti rock alternativi rappresentavano una realtà «fuori concorso», nonostante fossero nati nel 1979 sempre nella Parigi punk: dopo i primi passi condivisi con molti protagonisti di questa scena negli squat, il duo, infatti, ha firmato subito con Virgin e il suo stile ha preso un’altra strada. Il suo originale mix di generi aveva un tiro pop più marcato, a tratti era più algido e in media molto più glam rispetto agli altri gruppi venuti alla ribalta negli anni Ottanta.

FILOSOFIA DI STRADA
La scena di cui parla Pépin nel libro era animata da altri soggetti, più incentrati sul cameratismo e su una «filosofia di strada» che li portava a condividere quotidianamente varie esperienze. L’epicentro di questa ondata di band era, appunto, Parigi e in particolare, dopo i primi anni formativi negli squat di Belleville, il quartiere dove si ritrovavano di notte vari artisti, non solo esponenti del punk e del rock, era Pigalle. Il principale punto di incontro dal 1987 in poi è stato il New Moon, club storico che ha chiuso nel 1995 ed era frequentato da Manu Chao con il resto dei Mano Negra, da Helno e suo fratello gemello Ritier, da musicisti di altre scene, come il compianto pioniere dei sound system in Francia, Puppa Leslie, e più in generale da bohémien e creativi. Lo si può vedere bene in un altro libro, Paris New Moon (2014), in cui Raphaël Rinaldi ha pubblicato una serie di suoi scatti in bianco e nero che ritraggono ragazze e ragazzi che movimentavano le notti parigine dentro il locale e nei suoi immediati dintorni. Tra gli artisti meno noti ritratti nel libro ci sono, per esempio, Les Casse-Pieds che, nel booklet del loro album d’esordio, Steak Your Body! (1991), hanno inserito nei saluti e ringraziamenti proprio «la banda del New Moon». Les Casse-Pieds, gruppo di ispirazione rockabilly che, prima di pubblicare il disco, ha suonato per anni nella metropolitana (a cui hanno dedicato il brano Le métro), è anche noto per aver fornito ai Mano Negra tre membri (Jo, Garbancito e Roger Cageot) e una canzone, Darling, presente in Steak Your Body!, appunto, ma già edita dai Mano Negra nell’esordio Patchanka (1988) con il titolo di Darling Darling. I membri di questa scena, insomma, si incrociavano continuamente per strada, negli squat, nei locali notturni e dietro al palco, così i musicisti, come capitato anche a Helno, passavano spesso di gruppo in gruppo. Un altro esempio è Alain Wampas che, dopo l’esperienza con Les Wampas (band ancora attiva che all’epoca faceva psychobilly), ha iniziato a suonare il contrabasso nei Mano Negra partecipando ai loro primi due album. Un personaggio chiave di questa generazione è stato François Hadji-Lazaro, membro dei Pigalle e dei Garçons Bouchers, musicista ma anche discografico: si tratta del fondatore di un’etichetta indipendente molto importante per questo movimento, Boucherie Productions, che tra l’altro ha pubblicato i dischi dei primi gruppi in cui è apparso Manu Chao, Hot Pants e Los Carayos, il debutto dei Chihuahua di Antoine Chao (il fratello di Manu) ma anche la prima stampa dell’esordio dei Mano Negra prima della loro firma con la major, Virgin. C’erano anche gruppi che non avevano semplici influenze punk ma si erano proprio consacrati al genere, come i Ludwig von 88, di cui faceva parte Bruno Garcia (poi diventato un artista latin reggae abbastanza noto anche in Italia con il nome di Sergent Garcia) e che incidevano per la stessa etichetta dei Bérurier Noir, la fondamentale Bondage. I Ludwig von 88 interpretavano il punk con un’attitudine sbarazzina molto diffusa in questa cerchia di musicisti francesi e che, a prescindere dal genere suonato, in alcuni casi, come nei VRP o negli Elmer Food Beat (tra i pochi gruppi non parigini arrivati al successo in questi anni), si trasformava in umorismo, parodia o malizia. Tra i vari titoli pubblicati da Bondage, c’è anche l’esordio dei Satellites, Du grouve et des souris (1987), un mix di punk rock e soul funk ancora oggi considerato molto importante dalla critica transalpina nella storia del rock nazionale. I mix tra generi facevano parte della musica di quasi tutti i gruppi di quest’epoca (non solo in Francia), così alla matrice punk i Dirty District, per esempio, aggiungevano ska, reggae e qualche primordiale elemento hip hop. Ma sono stati i Mano Negra i più scaltri in questo senso perché hanno «brandizzato» con la parola patchanka il loro mélange che pescava dal Maghreb, dall’America Latina e dalle sottoculture urbane delle metropoli occidentali. Già, perché Manu Chao e i suoi compagni di gruppo hanno preso spunto, a loro modo, anche dal rap, subito prima dell’esplosione europea di questo genere che, nel giro di pochi anni, prenderà il dominio del mercato francese portando alla ribalta sempre più solisti e sempre meno gruppi.

L’EREDITÀ
Questa scena rock alternativa e unita che ha animato con briosità la musica francese negli anni Ottanta e nella prima metà dei Novanta, però, avrà comunque un seguito perché a portarne avanti lo spirito ci saranno altri gruppi come, per esempio, i Marousse (con alla voce Marina Casariego, sorella del batterista dei Mano Negra, anche lui parte di questa band), P18 o Raymonde et les Blancs Becs, tutti da Parigi, ma anche Zebda e Spook and the Guay, in entrambi i casi da Tolosa, quindi da una città più piccola e più lontana dal cuore dell’Europa. Poi, nel corso degli anni Novanta, nonostante questa eredità, musicalmente Parigi sarà sempre più identificata come la capitale di un suono elettronico definito french touch e di quel rap che ancora oggi veicola la rabbia delle banlieue. Nel primo caso c’era ancora una dimensione collettiva, infatti uno dei protagonisti, Kid Loco, veniva proprio dall’esperienza della scena rock alternativa degli anni Ottanta in quanto fondatore dell’etichetta Bondage, nel secondo caso le divisioni hanno preso man mano il sopravvento.
Bondage è considerata l’etichetta indipendente più importante del rock alternativo francese degli anni Ottanta e nel suo staff ci lavorava anche lo scrittore, giornalista e regista David Dufresne che, nel 2017, ha pubblicato New Moon, café de nuit joyeux (Ed. Seuil), libro dedicato, come le foto di Rinaldi, al club di Pigalle frequentato dai musicisti di quella scena. Nel 1986 Dufresne aveva 18 anni, si era appena trasferito dalla provincia francese, Poitiers, a Parigi e al New Moon aveva trovato il «rifugio delle sue notti». «Lo frequentavo per il rock – ha dichiarato a France Culture – ma anche per trovare l’amore, la fraternità e la mia strada nell’età adulta, ma era estremamente dura perché oggi il racconto degli anni Ottanta è completamente stravolto, si fa credere che fossero allegri, colorati, aerobici ecc. In realtà sono l’inizio della fine, la fine delle utopie, e c’era un disfattismo generalizzato poi, a un certo punto, abbiamo aperto la porta e l’Aids stava lì, anche se non ce rendevamo conto… Inoltre c’era l’idea di una politica culturale di sinistra che, in realtà, è stata un disastro per noi rocker, perché volevano istituzionalizzarci anche se noi resistevamo».
Dufresne, che per una decina d’anni ha scritto (non solo di musica) su Libération, dimostra l’amore per questo club anche ripercorrendo tutte le metamorfosi che ha avuto lo spazio in 120 anni di vita, costruendo, quindi, una storia che racconta anche i cambiamenti e l’anima di Parigi. Tra i vari libri che ha pubblicato Dufresne ce n’è anche uno sul rap, Yo ! Révolution rap: L’histoire, les groupes, le mouvement, uscito nel 1991, quando le rime a tempo erano il nuovo fenomeno della musica francese da indagare.

GLI OUTSIDER
Oltre ai gruppi citati e a tanti altri loro compagni di avventure, c’erano anche dei veri e propri outsider negli anni in cui il rock alternativo francese godeva di tutta questa salute. Gli FFF, acronimo di Fédération Française de Fonk, per esempio, si sono formati nella banlieue parigina nel 1987, dunque poco prima che i Négresses Vertes e i Mano Negra esplodessero. Ma nonostante la cover di Requiem pour un con (noto brano di Serge Gainsbourg), il loro suono era più americano rispetto agli incroci di matrice punk rock delle altre band. Marco Prince e i suoi sodali, infatti, si rifacevano al groove della black music, come confermano le loro numerose collaborazioni con turnisti della scena P-Funk. Il loro esordio, Blast Culture, risale al 1991 ed è frutto di una serie di sessioni in uno studio newyorkese con Bill Laswell in sala di regia e ospiti come Gary Mudbone Cooper, membri dei Trouble Funk e dei P-Funk All Stars e addirittura i due mc dei Jungle Brothers. Alla fine anche il guru del P-Funk, George Clinton, apparirà nel video di New Funk Generation e Spike Lee dirigerà quello di Marco… insomma, un debutto contenente una buona dose di America.
I Malka Family, folto gruppo parigino nato nel 1988, più o meno si muoveva sugli stessi suoni, non a caso Marco Prince ha collaborato al loro secondo album, Tous des oufs (1992). Anche in questo caso, complice lo stile sonoro, è arrivato un discreto successo all’estero, Italia compresa (dove il gruppo ha suonato più di una volta), e la voglia di far festa e ballare predominava su tutto. Sono nati invece a Bordeaux i Noir Désir che, prima di esordire, hanno firmato per una grande casa discografica francese, la Barclay, suscitando i tipici mugugni di questi casi da parte di chi credeva fermamente nell’indipendenza e nell’unità della scena rock alternativa. Dopo essersi fatti notare in varie esibizioni dal vivo, il loro esordio, Où veux-tu qu’je r’garde?, è arrivato a gennaio del 1987: un rock più classico, con dei suoni differenti da quelli del fermento parigino, meno «caotici», più inclini alla melodia, non legati alle sottoculture. Così, negli anni Novanta i Noir Désir sono diventati il gruppo rock più seguito in Francia e nel 2001 è arrivato anche il successo internazionale con l’album Des visages des figures. Poi il frontman, Bertrand Cantat, nel 2003, come raccontato dai giornali di mezzo mondo, ha picchiato fino a uccidere la compagna Marie Trintignant (attrice e figlia di Jean-Louis) e da qui in poi la sua storia e quella del gruppo sono cambiate.