Li chiamano «beach boys», o «big bamboo», i ragazzi a pagamento fulcro del pacchetto vacanze, meglio se low cost, per le donne occidentali che scelgono una vacanza senza uomini. L’idea è infatti trovarlo a destinazione. Giamaica, Kenya, Cuba dicono le statistiche sono le mete predilette .

Il turismo sessuale nell’immaginario è una figura ben radicata ma è (quasi) sempre l’uomo a dominare nel quadro. Avventurieri, militari, colonizzatori, viaggiatori fanno nei secoli dell’altro l’oggetto sessuale per antonomasia in virtù proprio della sua alterità. La trama è complessa, e purtroppo sempre attuale – pensiamo ai fotogrammi novecenteschi ritrovati negli archivi da Angela Ricchi Lucchi e Yervant Gianikian nel loro Tourisme Vandale.

Il contrario però è (o era) quasi un tabù. Eppure esiste. Michael Seyfert in Rent a Rasta (Affitta un rasta) ci dice che ogni anno più di ottantamila donne oltre i 40 anni volano in Giamaica alla ricerca del big bamboo. E, su Youtube e forum online, sono gli stessi ragazzi a vantarsi del successo e della propria superiorità rispetto al maschio bianco.

Molte donne però al termine turismo sessuale preferiscono quello di «romance tourist». Una storia d’amore? È il personaggio che racconta Laurent Cantet in Verso sud – protagonista una sempre magnifica Charlotte Rampling – che con due amiche tutte americane viaggia negli anni Settanta a Haiti, alla ricerca del «jinetero», il gigolò dei Caraibi. Sentimenti contrastanti si inseguono davanti al mare blu, nel sesso a pagamento specchio di rapporti coloniali, di classe, di potere.

Paradise Love di Ulrich Seidl rovescia ancora una volta la prospettiva, cosa che rende il suo film così poco digeribile (ma la retorica sentimentale non appartiene al regista austriaco). Nell’Europa della crisi la donna protagonista, Teresa, col corpo invecchiato male, e le sue amiche, sono sole e nemmeno troppo benestanti, almeno nell’Austria cattolica che le ha messe ai margini. Nel resort in Kenya però divengono ricche, segni di un’opulenza la cui stabilità continua a poggiare sullo sfruttamento. Teresa si innamora del suo «ragazzo», senza neppure pensare che anche lui possa avere un’altra vita, proprio come lei. Ma la «verità» in questa relazione è impossibile, al di fuori della logica del commercio. Di cui qui, entrambe le parti, sono ingranaggi consapevoli.