«Sei lo swiffer delle polemiche, era meglio quando eri solo sessista», tuona Fiorello rivolto al presentatore nonché direttore artistico della settantunesima – anzi settanta più uno – edizione di Sanremo dalla finestrella video durante la prima conferenza in streaming della storia del festival. E che al centro del progetto stretto nella bolla dell’Ariston – zona franca o Covid-Free come la definiscono in Rai – ci sia ancora lo showman siciliano, è chiaro dalle incursioni durante l’incontro virtuale fra organizzatori e giornalisti, dove esordisce definendosi membro di un fantomatico gruppo di «dissidenti sanremesi».

MA AL NETTO dell’ironia distillata da Fiorello, la macchina di Sanremo «senza pubblico e figuranti» messa a punto da Amadeus, si muove con molta circospezione con il rischio che la «sorpresa» sia sempre lì dietro l’angolo e che il protocollo sanitario – sorta di manuale Cencelli in 75 pagine – sarà essenziale per districarsi durante le cinque giornate di festival. Evento impossibile da cancellare – secondo il punto di vista Rai – anche perché in gioco sono 30 milioni di pubblicità, una settimana di dominio assoluto dell’audience e il lavoro di 5 mila persone. Atmosfera tesa e messa alla prova anche ieri dopo che è trapelata la notizia del primo «positivo», un tecnico alle prove a Roma agli studi De Paolis. «Sono partiti i tracciamenti» – rassicura il vicedirettore di Rai 1 Claudio Fasulo- «stiamo aspettando i responsi dei tamponi». E se accadesse a un artista durante la gara? «Se un cantante dovesse risultare positivo ci atterremo alle regole. Abbiamo fatto un integrazione al regolamento basandoci sul vissuto di questi mesi. A proposito di positività o quarantena per i cantanti abbiamo integrato il passaggio dei ritiri, estendendo l’ipotesi alle situazioni di obbligo per l’artista di osservare isolamento e quarantena come previsto dal decreto di maggio 2020 e le successive disposizioni. Quindi, se un artista dovesse risultare positivo si dovrà ritirare e ci dovremo attenere alle disposizioni di legge. Anche se si dovesse contagiare un collaboratore».

VENTISEI CANTANTI in gara, Achille Lauro con «cinque quadri meravigliosi da straordinario performer» e Zlatan Ibrahimovic presenti ogni sera. Amadeus evita la gaffe della passata edizione e sottolinea la forte presenza femminile: Eloise, Naomi Campbell, Matilda De Angelis che si alterneranno alla co-conduzione: «Porteremo più donne che racconteranno il mondo femminile. Tra le varie idee, mi piacerebbe avere all’Ariston l’infermiera Alessia Bonari che a marzo portava sul suo viso i segni della mascherina indossata tutto il giorno». Amadeus conferma fra gli ospiti Ornella Vanoni («un omaggio ma vorrei anche coinvolgerla nella conduzione della serata finale»), Negramaro, Alessandra Amoroso, «mi piacerebbe portare anche Loredana Bertè e per Jovanotti le porte sono sempre aperte» e conferma le trattative in corso per avere Adriano Celentano e Roberto Benigni: «ma la loro presenza nasce prima da un’idea».

UN SANREMO – prosegue il conduttore – «Unico nel suo genere in una situazione difficilissima, ma dovremo trovare l’quilibro fra le pagine di protocollo e lo show». Torna anche sulle polemiche legate all’Ariston e alla mancata apertura di cinema e teatri: «Resto dell’idea che l’Ariston in questa dimensione va equiparato a uno studio televisivo» e aggiunge «sarò felicissimo se l’Ariston vuoto servirà a far riaprire i teatri e cinema. Non deve essere una lotta fratricida. Sanremo, che è il momento più importante, se darà forza ai teatri saremo le persone più felici al mondo. In altri paesi europei, come la Spagna, le sale sono state riaperte pur con tutte le cautele del caso». Sulla proposta di Amnesty che propone di riempire la platea con le sagome di Patrick Zaki si mostra più cauto: «Abbiamo 33 proposte, per capire cosa fare dell’Ariston vuoto: valuteremo»