Bello che il jazz di valore abbia trovato la strada per conservare memoria anche del suo passato prossimo, quello sempre a rischio e decisamente più esposto alla sparizione, per temibile concorrenza di una contemporaneità che non lascia respiro, e di un passato storico che spesso imbriglia ogni tentativo di capire cosa si muoverà in futuro. Il passato prossimo di Paolo Fresu, nel 1996, è il suo Quintetto che, entrato in studio di registrazione di Liegi il giorno dopo un concerto si trovò rafforzato dal sax tenore mobile ed intelligente di Erwin Vann, complementare a quello di Tino Tracanna. Incisione dal vivo su due piste, un mood calcato su quello di dischi come Ensalada Mistica e Ossi di Seppia, una splendida ballad di Mal Waldron e qualche altro omaggio sentito. Ventitre anni dopo quel progetto torna, lucidato incredbilmente nel suono come se un quarto di secolo non fosse passato, ad inaugurare una promettente serie, la reloaded, che riserveranno sorprese. C’è bisogno di guardarsi appena dietro le spalle, per non inciampare nei passi di oggi.