Paolo Benvegnù conclude il trittico di album aperto nel 2011 con Hermann e proseguito tre anni orsono con Earth Hotel, realizzando H3+, ovvero lo ione triatomico d’idrogeno, la particella alla base dell’Universo. Titolo utilizzato come metafora dall’artista toscano: così l’uomo dopo la perdita e l’abbandono, risorge. È un album musicalmente intenso – e con inusitate parentesi di leggerezza – ricco di suoni e sofisticate variazioni. Disco bellissimo, va detto: «L’idea ci è venuta, parlo al plurale siamo un team di persone che discute i progetti – spiega l’ex Scisma – perché volevamo dare un collegamento con Earth hotel, là era un discorso sull’uomo postmoderno, qui ci piaceva immaginarci esploratori che si sciolgono nello spazio e diventano materia, conservando però la memoria di un essere umano».

Dai testi si potrebbe ricavare una sceneggiatura cinematografica: «Si, non nego che raccontati in questo modo possono essere materiale per tre film, ma che non saranno mai girati (ride, ndr) per mancanza di fondi…». Goodbye Planet Earth – uno dei pezzi di punta – attacca con un omaggio al Duca bianco, una citazione da Ashes to ashes…: «È vero, anche se avevo scritto quel pezzo prima della morte di Bowie, e all’inizio ero contrario a inserirla nel disco.

Poi ho capito che quei suoni anni ottanta in realtà non sono mai passati di moda. Mi è capitato di entrare in un centro commerciale e in sottofondo c’era Shock the Monkey di Peter Gabriel, una metafora della gelosia e di come questa liberi i nostri istinti più bassi. Perfettamente adattabili all’oggi e a quell’umanità frenetica che si rincorre».

Lo scorso anno Benvegnù è tornato per una breve parentesi con la sua vecchia band, gli Scisma, un tour e un ep con sei canzoni: «Loro sono stati molto generosi ad accogliermi, io ho come una sorta di frenesia apolide che mi porta lontano dalle persone care. Ha a che vedere con il senso della ricerca, il bisogno di avere sguardi ulteriori».

E a proposito di sguardi, come si rapportano gli esploratori di H3+ con i disordini del pianeta terra, i razzismi e l’ondata populista: «Penso che siano partiti per dimenticare. Io sono convinto che in questo momento storico manchi l’autorevolezza di un padre e l’accoglienza di una madre, vedo solo figli uguali ai padri e nonni uguali ai nipoti. Non è un bel vedere…».