«Per valutare il contratto di governo tra 5S e Lega bisogna partire da un dato: dal testo finale è stato eliminato il patto di non belligeranza tra i due gruppi parlamentari quando andranno in discussione le leggi. Questo significa che saremo liberi di discutere ed emendare i testi»: la parlamentare partenopea Paola Nugnes, vicina a Roberto Fico, è stata rieletta in Senato, dove i numeri per il governo giallo-verde sono più risicati, ma sul punto non ammette sconti, anzi è stata lei a sollecitare Luigi Di Maio a modificare il paragrafo, trasformando l’obbligo in un «adoperarsi per ottenere il consenso».

È la leva dei pentastellati, almeno di quelli che vengono da sinistra, per provare a riequilibrare i punti sbilanciati verso la Lega di Matteo Salvini.

Il lavoro in parlamento diventa quindi fondamentale perché nel contratto i temi controversi sono tanti. Il punto che preoccupa di più chi è stato eletto al Sud è la flat tax: «La tassa piatta – spiega Nugnes -, combinata al federalismo regionale spinto sul modello propugnato dal referendum svolto da Lombardia e Veneto, vanno a discapito del Mezzogiorno. La flat tax, sia pure a due aliquote, è una misura iniqua a vantaggio dei più ricchi e costa molto allo stato. Con quali coperture l’attueremo? Ho sentito, nelle discussioni di questi giorni, che si potrebbero recuperare risorse ricontrattando la quota che l’Italia versa all’Europa. Questo però comporterebbe anche un ridimensionamento dei fondi che Bruxelles ci versa e finirebbe quindi per andare a discapito delle misure Ue per lo sviluppo del Mezzogiorno».

Questa non è però l’unica preoccupazione: «Tagliamo anche le leve fiscali? – prosegue Nugnes – e allora che fine fanno misure come gli Ecobonus? Se diciamo basta al consumo di suolo, una battaglia che il Movimento porta avanti da anni, poi dobbiamo spostare il settore edile indirizzandolo verso riconversioni green ma senza le leve fiscali il comparto non si sposta. Lo stesso vale per gli altri settori. Il programma 5S con cui ci siamo presentati agli elettori prevedeva un fisco progressivo, come indica la costituzione, le risorse ci avrebbero consentito di investire su temi cruciali come lavoro e ambiente, la tassa piatta ci lega le mani».

Altro punto dolente sono le politiche sui migranti e l’integrazione: «Rimettere in discussione Dublino 3 va bene ma su sicurezza e accoglienza credo che ci saranno molti stridori tra le proposte di legge della Lega e il nostro gruppo. Anche il paragrafo sull’Ambiente ha bisogno di essere ridiscusso perché c’è poco. E poi su un tema importante come la Tav si dice che va riconsiderata, ma quante volte l’abbiamo già fatto? Anche sull’Ilva c’è molta ambiguità».

Allora niente voto di fiducia al governo? «Facciamo partire l’esecutivo – conclude Nugnes – e mettiamo al lavoro il parlamento. Nessun preconcetto ma discussione nel merito, proposta per proposta, emendamento per emendamento. Sia però chiara una cosa: Sud, migranti, ambiente, temi sociali e diritti civili non sono contrattabili, non voterò contro coscienza».