Succede che mentre Bce e Commissione, da Francoforte e da Bruxelles, sfornano i numeri sulla nostra disoccupazione (altissima) e sulla nostra crescita (bassissima), gli attori politici danno vita a una serie di caotiche sceneggiate da far dubitare dell’esistenza di una regia. L’impressione è quella di un tana libera tutti che dalle stanze di palazzo Chigi rimbomba in quella dei partiti, per poi essere destinata a concludersi in quella delle urne.

In primo piano si recita la pantomima ingannevole sulla legge elettorale. Ciascuno inventa la sua legge preferita, poi la cambia e i conigli che escono dal cilindro non finiscono mai. Così fan tutti con il risultato che alla fine è probabile si vada al voto con l’Italicum ritoccato.

Per accaparrarsi una parte in commedia c’è la fila. E tra chi sgomita per avere un ruolo da protagonista primeggia la ministra a cui il governo ha affidato nientedimeno che la tutela della nostra salute.

Ieri ne ha fatta un’altra delle sue, clamorosa. Ha annunciato, a favore di telecamere, che tutti gli alunni del regno saranno vaccinati per decreto. Dunque per accedere alla scuola dell’obbligo bisognerà essere vaccinati altrimenti si resterà analfabeti (e con il morbillo). Ne è scaturito un mezzo finimondo con la ministra dell’istruzione che in un sussulto costituzionale ha ricordato alla collega che il diritto alla scuola dell’obbligo non può essere condizionato alle direttive del ministero della salute. Oltretutto come si permette di invadere il campo “vaccinaro” scelto da Renzi per farne la sua carta elettorale preferita contro i 5Stelle?
In questo parapiglia di sgangherati protagonismi, sullo fondo del palcoscenico intanto vaga la mina di una ex ministra oggi sottosegretaria di governo. A chi la inchioda al suo conflitto di interessi, raccontando di incontri e cene per salvare la banca di famiglia, la mina vagante promette querele milionarie. Ma intanto la sua credibilità è ai minimi termini e lei, pur se arrampicata su tacchi vertiginosi, non riesce più a procedere con passo leggero e via via diventa pesante zavorra, per Renzi e per Palazzo Chigi.

Se potessimo indossare i panni degli spettatori, in un certo senso lo spettacolo varrebbe il prezzo del biglietto. Sarebbe una commedia, anche comica, con ricca galleria di maschere. Invece ne siamo pienamente coinvolti e tutto alla fine verrà messo in conto a noi, al paese.