Patrizia Panico è capitano della nazionale di calcio femminile. Da sempre schierata nella promozione di un processo di sensibilizzazione sulle discriminazioni sessiste nello sport, davanti alle parole di Belloli ha perso la pazienza, minacciando anche la possibilità di una «protesta in campo».

Che sentimenti provi di fronte a simili episodi?

La prima cosa che ho pensato è stata una cosa del tipo «spero non sia vero». Il problema infatti è proprio questo: la gravità della frase dipende anche da colui che ha avuto il coraggio di pronunciarla. Se fosse stata una persona qualunque a dirla, pur ritenendola un’affermazione grave, avrei pensato che quell’idiozia era rappresentativa solo di una persona fortemente ignorante, che nell’associare calcio e sport femminile ha in mente un’equazione scontata e sessista. Se invece dovesse essere confermato che Belloli ha detto veramente quelle parole, beh – come possiamo parlare di sviluppo dello sport femminile se il sabotaggio più diretto proviene da chi dovrebbe incentivarlo e promuoverlo?.

Come giocatrici quale posizione avete concordato? Avete avuto modo di confrontarvi?

Ovviamente siamo in attesa di capire con chiarezza come sono andati i fatti, motivo per cui lasciamo il beneficio del dubbio a chi è chiamato a rispondere di queste accuse. Le carte e tutto il materiale passerà nelle mani della Procura Federale che poi farà il suo corso. Rimane però il fatto che pur non essendo stato firmato il verbale, ci sono le dichiarazioni di Patrizia Cottini (la segretaria che ha redatto il verbale, ndr) e Sonia Pessotto (ex-calciatrice, oggi consigliera del dipartimento femminile Figc, ndr) che confermano di aver sentito Belloli dire quella frase. A nome di tutta la serie A femminile, dopo un confronto continuo avuto in queste ore convulse, posso dire che se venisse confermato tutto ciò noi chiederemo l’allontanamento di Belloli dalla carica. Si dovrà dimettere.

Tra discriminazioni sportive, economiche, culturali non deve essere facile mantenere la voglia e la passione per offrire sempre il 100% delle energie. Come riuscite a lasciarvi dietro tutto questo o a fare in modo che non pregiudichi la vostra attività?

È difficile, non lo neghiamo. Abbiamo molte vertenze aperte per i nostri stipendi, per la tutela dei nostri diritti, anche con squadre come la Torres con cui ho vinto 4 scudetti e che milita in pianta stabile in Serie A. D’altro canto però ci sono le nuove direttive Uefa e Fifa, che chiedono al nostro Paese di adeguarsi agli standard di paesi in cui lo sport femminile è valorizzato. Il problema è che sono due binari che procedono in direzioni opposte, e se le cose dovessero rimanere così forse significherebbe la la Lega nazionale dilettanti non fa per noi. Ci sta stretto il modo in cui la questa Lega gestisce e promuove il ruolo delle donne nello sport.

Anche la politica ha preso parola su questo episodio. Cosa credi debbano fare le Camere? Sono un interlocutore credibile e privilegiato per le vostre richieste?

Se le frasi sotto accusa dovessero confermarsi vere sarebbero frasi che esulano il mero ambito sportivo e investirebbero l’intera società che deve combattere politiche di discriminazione, odio, intolleranza e pregiudizio. Sono problemi sociali che si riscontrano nella vita di tutti i giorni prima ancora che sui campi di calcio delle squadre femminili. La politica deve schierarsi a tutela delle donne in quanto tali, e non solo quando denunce del genere assumono una cassa di risonanza grande perché provengono dal mondo dello sport.