L’eroe nazionale è un grande navigatore anche se nel suo Paese il mare non c’è. Tra i macedoni del nord Goran Pandev è più famoso di Cristoforo Colombo. Il suo uovo è un pallone, il suo porto è una porta. A fine luglio compirà 38 anni, ma era un bambino e già si intuiva quale sarebbe stato il suo mestiere: fare gol. Ieri ha detto: «Ora sono concentrato sull’Europeo, il mio pensiero è quello di smettere, non so se cambierò idea». Vedremo.

INTANTO  ha già segnato anche il primo gol della Macedonia del Nord in una competizione internazionale, un Europeo. Pazienza se è servito solo a pareggiare e poi l’Austria ne ha fatti altri due. Alla fine di ogni viaggio c’è sempre un viaggio da ricominciare, così oggi pomeriggio i macedoni agli Europei sfideranno l’Ucraina, pure lei battuta all’esordio, 3-2, dall’Olanda.
Comunque vada sarà una festa o anche no, sarà piuttosto una tappa. Pandev e il suo equipaggio stanno già organizzando un altro viaggio, il giro del mondo. Contano di andare anche al primo Mondiale, il prossimo. Per farlo si sono portati un pezzo avanti, alle qualificazioni hanno battuto la Germania, in Germania. Era il 31 marzo, uno dei gol lo ha segnato Pandev. Ovvio.
L’ultimo porto dove è approdato Goran è quello del Genoa ed è ormai un pezzo che i tifosi rossoblù sono pazzi di lui. Ci sia concesso dirlo: in città di naviganti se ne intendono. Arrivato da dove il mare non c’è, Pandev ha fatto dell’Italia la sua seconda patria. Ha iniziato a La Spezia, è esploso ad Ancona, ha lasciato il segno a Napoli. Poi passerà senza troppo entusiasmo anche da Istanbul. Mare, ovunque. Dopo la consacrazione alla Lazio, l’Inter se lo riprese. E lui con l’Inter di Mourinho ha vinto tutto.

ORA È EVIDENTE a tutti che Pandev e i suoi compagni non nascondono le loro ambizioni di rimanere all’Europeo. Chi arriva a Bucarest ha la sensazione che almeno metà Paese si sia trasferito qui per l’occasione. Sono circa 2 milioni, non saranno proprio la metà, ma sono tanti, tantissimi.
Per un pezzo non era poi così facile da Skopje, capitale moderna, città romana, antica e bellissima, forse sarà anche per questo che ora sono tutti a zonzo. Quando torna a casa Pandev, sua moglie e i loro figli stanno tutti nel buon ritiro di Strumica. Il calciatore (anche) qui è un uomo qualunque, lo puoi trovare a casa, nella sua accademia di calcio dove aiuta chi davvero ha bisogno di aiuto o seduto ai tavolini del Cafè 19 che è suo e porta il nome del suo numero di maglia. Il locale sta davanti alla stella sistemata nella piazza principale di Strumica, dedicata all’eroe nazionale e locale. Sfacciatamente simpatico, riservatamente generoso, lealmente fedele, ai suoi principi e a tutto il resto, prima del suo nuovo viaggio ha vinto la riservatezza e si è lasciato intervistare un po’ da tutti.

Il «Guardian», austero, lo ha appena indicato come calciatore più carismatico di tutta la manifestazione, per i gol che ha fatto e per tutto un insieme di cose. Le bibbie del pallone gli hanno dedicato lunghi servizi e foto a colori, sono arrivati a Genova gli inviati dell’inglese FourFourTwo e quelli francesi dell’Equipe. Chiedevano anche una foto di Pandev con una bottiglia di «mastika, distillato a base di uva, uva passa, prugne e fichi». Clic, Goran ha cercato di accontentarli anche stavolta, anche se è praticamente astemio. Però, a dirla tutta, la «mastika» a qualcosa gli è servita. Molti anni fa la usò per far ubriacare un ragazzo di nome Leonardo Corsi, che voleva diventare il suo procuratore. Capì che anche da brillo il ragazzo meritava, ormai lavorano insieme da una vita. Sarà che due buoni compagni di viaggio non dovrebbero lasciarsi mai.