Federico Buffa su Sky Sport ci ha accompagnato verso i Mondiali deliziando i calciofili e non solo con le sue Storie mondiali e parlando anche del contesto sociale e delle implicazioni politiche dell’evento sportivo più popolare e trasversale. La politica è una chiave imprescindibile per rileggere la storia dei Mondiali ed è quella che ha scelto Davide Rossi con il suo “Palloni politici – Una storia dei mondiali di calcio 1930 – 2010” (Mimesis, pp. 107, euro 12) declinandola su quella che è la sua formazione storica, il suo metodo storiografico dell’analisi dei fatti. Storico e giornalista politicamente impegnato, direttore del Centro Studi «Anna Seghers» di Milano, autore di numerosi saggi dedicati alla cultura dei paesi socialisti, fa parlare appunto i fatti, segue con rigore cronologico l’evoluzione degli eventi non solo sportivi dal 1930, anno del primo mondiale vinto dall’Uruguay, al 2010 quando ha trionfato la Spagna, inquadra partite memorabili e mitiche sfide nei relativi contesti socio-politici, snocciola in quantità enorme dati e date degli incontri di calcio, informazioni sui protagonisti del pallone ma anche sui politici e sulla politica negli anni dei vari campionati. Scrive Emilio Sabatino nella sua introduzione: «Palloni politici è la storia di partite imprevedibili, di slanci generosi, di subdole macchinazioni, di pesanti intromissioni, di uomini purtroppo dimenticati, seppure di grande umanità. Questa non è «la» storia dei mondiali ma un racconto che confonde volutamente fatti politici, imprese sportive, considerazioni tecniche e tattiche». E allora negli otto capitoli del saggio il calcio è anche il pretesto per parlare del periodo tra le due guerre, della lotta per l’indipendenza di Africa, Asia, America Latina, della Ddr, delle dittature sudamericane, dell’Argentina tornata libera, della Francia multiculturale, del Sudafrica e di Nelson Mandela. E così nel serrato e appassionante viaggio calcistico da un capo all’altro del mondo s’incontra un terribile allenatore nazista, un capitano che lascia la nazionale argentina per non stringere la mano ai generali golpisti, dittatori che vogliono vincere a tutti i costi e presidenti come Mandela che riconoscono nello sport la capacità di promuovere valori universali e positivi. Certo viene anche voglia di allargare l’eterna querelle catenacciari e contropiedisti contro fautori del possesso palla, Trapattoni contro Sacchi, gioco a uomo contro gioco a zona alla riflessione di carattere più filosofico sul rapporto tra l’uomo e lo spazio. Che è stato esattamente un anno fa al centro di una interessante polemica tra Chomsky e Žižek che qualcuno in maniera molto sofisticata trasferì in un contesto calcistico e in particolare l’applicò alla partita di Supercoppa di Germania tra il Borussia Dortmund e il Bayern di Monaco che con una sonante sconfitta assaporò subito il difficile passaggio ‘ideologico’ dal rude e efficace Heynckes al profeta del tiki-taka e dello ‘spazio da attaccare’ Guardiola.