Ieri sera si attendeva solo la lista dei ministri. Il primo governo palestinese di unità nazionale dal 2007 ormai è fatto, nonostante l’esistenza di differenze sul nome di qualche ministro. Il presidente dell’Anp Abu Mazen ieri ha conferito a Rami Hamdallah, premier uscente del governo di Ramallah, l’incarico di formare l’esecutivo tecnico, sostenuto dal suo partito Fatah e dal movimento islamico Hamas, che avrà il compito di portare alle elezioni legislative e presidenziali i palestinesi dei Territori Occupati. Una volta formato il governo di “consenso nazionale”, terminerà la spaccatura politica che per sette lunghi anni ha diviso la Cisgiordania dalla Striscia di Gaza, controllata da Hamas, con effetti pesanti per le aspirazioni di libertà ed indipendenza dei palestinesi.

Ieri sera correvano in varie direzioni le voci sui tempi della definizione dell’elenco dei ministri, quasi tutti tecnici. Faisal Abu Shahla, un dirigente di Fatah, assicurava che l’annuncio della lista (19 dicasteri) era solo una questione di ore poichè le due parti stavano lavorando per rimuovere gli ultimi ostacoli. Un portavoce di Hamas, Sami Abu Zuhri, al contrario ha avvertito che potrebbero essere necessari ancora “diversi giorni”. Il movimento islamico non è d’accordo sulla permanenza nell’incarico dell’attuale ministro degli esteri Riad al Malki. Abu Mazen intende riconfermarlo al fine di inviare “messaggi rassicuranti” a Stati Uniti ed Europa che, con toni diversi, hanno espresso “preoccupazione” per la riconciliazione tra Abu Mazen e il movimento islamico che intende riconoscere Israele.

L’accordo Fatah-Hamas è stata l’occasione che il premier israeliano Benyamin Netanyahu ha colto al volo per interrompere i negoziati con Abu Mazen e per proclamare che non avvierà colloqui con qualsiasi governo palestinese sostenuto dagli islamisti. E tra le varie ritorsioni annunciate, spicca nelle ultime ore quella di impedire la pubblicazione e distribuzione in Cisgiordania di tre periodici vicini ad Hamas – Falastin, Al-Resala e Istiqlal – che il quotidiano Al-Ayyam si accingeva a stampare a Ramallah, sulla base dell’accordo di riconciliazione. Sull’altro fronte Al-Quds, quotidiano schierato con Abu Mazen, è di nuovo distribuito a Gaza. Nel frattempo continua il dibattito nel governo Netanyahu tra chi vorrebbe annettere subito a Israele le porzioni di Cisgiordania dove sono situati i principali blocchi di colonie ebraiche e chi ritiene il passo “controproducente”.