Chi sono i brutti e cattivi tra i 5stelle a Palermo? La vecchia guardia che comanda, quella che fa capo al duro e puro Riccardo Nuti? Il grosso del meet-up legato ai deputati regionali Claudia La Rocca e Giampiero Trizzino? Oppure gli “epurati”, quelli che non sono riusciti a piazzarsi in Transatlantico o nelle amministrazioni locali e che stanno sbavando per l’inchiesta della Procura sulle presunte firme false, come Francesco Vicari, fratello di Simona, il sottosegretario alle infrastrutture nel governo Renzi? Dubbi che stanno arrovellando Beppe Grillo e i suoi fedelissimi.

Da quando è esploso lo scandalo delle firme, quelle depositate a sostegno della lista per le comunali di 4 anni fa, a Milano e a Roma sono entrati nel panico. A chi dare credito? E’ l’interrogativo al quale nessuno al momento è in grado di dare risposta. Grillo ha chiesto ai responsabili della ricopiatura delle firme, che ormai è quasi certa, di farsi avanti. E ha chiesto a chi sappia qualcosa, tra attivisti e militanti, di compilare un format sul portale. Qualcuno pare si sia fatto avanti, ma vanno fatte verifiche. Il quadro è molto complicato. Di mezzo c’è la Procura di Palermo che ha aperto un’indagine, affidando alla Digos il compito di raccogliere documenti e materiale utile alle indagini. Il reparto politico della polizia ha già ascoltato alcune persone e acquisito carte, anche nell’ufficio elettorale del comune.

Grillo confida nel lavoro dei magistrati, ma c’è un binario, quello politico, altrettanto scivoloso. Il M5s deve sciogliere il ‘nodo’ delle ‘comunarie’: la scelta sulla piattaforma Rousseau del candidato a sindaco e dei nominativi da inserire nella lista dei consiglieri. La procedura doveva essere completata prima della chiusura di «Italia a 5 stelle», la convention del movimento celebrata a Palermo a fine settembre. Ma qualcosa non ha funzionato, e tutto è stato sospeso. Niente annuncio dal palco. Intanto a complicare le cose si è aggiunto lo scandalo delle firme false, buona parte delle 2mila raccolte risultano ricopiate e malamente, come sostengono due periti calligrafici milnesi. Lavoro per i pm.

CHE FARE delle ‘comunarie’ dunque? Grillo vorrebbe annullarle, spiegano fonti del M5s. Da Palermo però spingono affinché vengano effettuate dopo il voto sul nuovo regolamento. Anche se tra i 5stelle cresce la fronda di chi alle ‘comunarie’ preferisce la scelta diretta dei nomi da mettere in lista, senza passare dal web. Un caos, insomma. Grillo è spiazzato: di chi fidarsi a Palermo? Nuti ha querelato il prof. Vincenzo Pintagro, che ha accusato il suo gruppo di avere falsificato le firme. Anche il deputato Claudia Mannino ha querelato. Ma non è bastato. Anzi. Dai capi è partito l’invito a Nuti e a Mannino di auto-sospendersi nell’attesa che i magistrati facciano chiarezza. Un segnale, per placare gli animi. Niet, la risposta. Nuti e Mannino, al momento non mollano, lo stesso Samanta Busalacchi, additata con Mannino di avere materialmente copiato le firme, rimane al suo posto anche se è ormai bruciata la sua candidatura a sindaco (ala Nuti).

COSÌ COME NON MOLLANO gli «accusatori». Anzi. Sembrano più agguerriti che mai. In prima linea c’è Luigi Scarpello, 5 stelle della prima ora. Era stato lui a concedere in comodato d’uso l’ufficio di via Sampolo, scelto come quartier generale per la campagna elettorale di 4 anni fa e dove i 5stelle, secondo gli accusatori, avrebbero ricopiato 2 mila firme. Messo da parte dal gruppo Nuti proprio in quel periodo perché avrebbe raccolto firme in giro per negozi e bar e non nei banchetti, Scarpello dopo aver ripreso il suo ufficio era rimasto ai margini del movimento. Ora ricompare, proprio nei giorni dello scandalo. Come risulta a il manifesto, Scarpello è tra i più attivi nella ricerca di consensi in favore di Igor Gelarda, il poliziotto che ambisce al ruolo di candidato sindaco. Da mesi sta lavorando a quest’obiettivo con una campagna capillare sui social, vantandosi dell’amicizia con Luigi Di Maio.

Con il poliziotto s’è schierato il prof. Pintagro, il grande “accusatore” del gruppo Nuti: quattro anni fa Pintagro era nella lista M5s, rimediò appena 72 voti. Anche Pintagro come Scarpello all’indomani delle amministrative del 2012, s’era eclissato per riapparire alla vigilia della scandalo firme. Con Pintagro nei servizi de ‘Le iene’, che hanno raccolto la denuncia anonima poi sfociata nell’inchiesta giudiziaria, è riapparso anche un altro “epurato”: Francesco Vicari. Il fratello del sottosegretario si era avvicinato ai 5stelle quattro mesi prima delle regionali del 2012. La sua ambizione era di entrare in lista, ma dovette ingoiare il rospo quando arrivò il diktat pentastellato: si poteva candidare chi risultava attivista almeno tre mesi prima del voto. E lui lo era solo da poche settimane. Raccontano alcune fonti che Vicari dopo una sfuriata nel corso di una riunione sparì.

ALTRO GRANDE ACCUSATORE è Fabio D’Anna, pure lui militante della prima ora e poi fondatore del blog ‘democrazia e movimento’, in polemica col gruppo Nuti e molto critico nei confronti di Grillo. Si tratta di personaggi allontanatisi dal movimento o messi da parte, ma che in realtà risultano ancora iscritti al portale. E quindi potranno votare alle ‘comunarie’. E qui il dubbio che non fa dormire Grillo: al di là dello scaldalo firme, a Palermo si sta consumando una resa dei conti tra gruppetti. A chi affidare il simbolo allora? L’ipotesi estrema è quella di non presentarsi affatto alle amministrative.
Cosa che non piace alla terza “anima” grillina, quella di Claudia La Rocca e Giampiero Trizzino, i due deputati regionali in contrasto con la linea Nuti ma preoccupati per l’avanzata degli ‘accusatori’. Nonostante non abbiano risparmiato neppure loro, La Rocca e Trizzino stanno cercando di salvare la baracca, potendo contare sulla maggioranza del meet-up.

Entrambi erano contro le ‘comunarie’, entrambi hanno dovuto subire il gruppo Nuti che ha imposto il voto sul web, adesso stanno serrando le fila per evitare che il lavoro del meet-up finisca al macero. Sanno che con le ‘comunarie’ rischiano di consegnare il M5s a chi sta pilotando il voto e stanno cercando di convincere Grillo e Casaleggio, con la sponda del gruppo parlamentare dell’Assemblea siciliana, a redigere le liste senza passare da Rousseau.

CHI GONGOLA sono sicuramente i ‘renziani’. Carmelo Miceli, segretario del Pd palermitano, sta sostenendo l’inchiesta delle ‘Iene’, è stato lui a recuperare gli elenchi con le firme dall’ufficio elettorale attraverso un accesso agli atti e sollecitare la Procura a indagare. Miceli è uomo di Davide Faraone, accusato tempo fa da Nuti di aver fatto riunioni elettorali con personaggi mafiosi. I ruoli ora sembrano ribaltati.