Dentro il teatro è colmo, non si vedeva una folla così dai tempi del primo Berlusconi e del Grillo del vaffa. Fuori però le piazze erano strapiene: associazioni di cittadini e Sardine hanno invaso la piazza di Ballarò e quella vicino alla “zona rossa” creata attorno al teatro in piazza Verdi, gridando che «la Sicilia non si lega» e contestando Matteo Salvini: «Tornatene al Papeete».
Proprio la paura delle contestazioni ha convinto lo staff di Salvini a disertare una delle tappe della sua prima giornata a Palermo: il mercato di Ballarò. Ad aspettarlo c’erano centinaia di persone, con la piazze e le stradine del mercato presidiate dalle camionette della polizia. Per tre ore hanno atteso l’arrivo dell’ex ministro proprio in uno dei quartieri dove risiedono tantissime comunità di migranti: ma il leader della Lega alla fine ha scelto di non andare.

«Abbiamo difeso l’orgoglio di un quartiere che è stato dipinto come covo di criminali, come luogo in cui non portare i bambini, e in cui invece in tanti vivono e crescono spesso senza le opportunità che dovrebbero essergli garantite – ha sottolineato l’associazione Sos Ballarò – Noi siamo qua ogni giorno, e i leghisti non li vediamo mai, li leggiamo solo sui social che urlano e strepitano senza conoscere, senza combattere, senza essere presenti». Per Porco Rosso e Moltivolti «i decreti sicurezza hanno peggiorato le condizioni di vita di moltissimi nostri concittadini, aumentando l’emarginazione sociale e incidendo quindi profondamente sulla qualità delle nostre comunità». E attaccano: «La provocazione di Salvini ha causato un inutile e oneroso dispiegamento di forze che ha danneggiato la quotidiana attività economica del mercato; le tante realtà sociali che ogni giorno si impegnano per migliorare le condizioni di vita dell’Albergheria continueranno a difendere un quartiere bellissimo e complesso e a pretendere per tutte e tutti la sicurezza che nasce dai diritti e dal lavoro».

Per il sindaco Leoluca Orlando la passeggiata del leghista «in solitaria o accompagnato dalla solita claque» era «una provocazione». «Arrogante e squadrista» replica Salvini, che prima incontra il governatore Nello Musumeci per trattare sull’ingresso in giunta della Lega con tanto di delega all’Agricoltura e poi visita un commissariato di polizia.

E da Palermo, il leader del Carroccio scarica Umberto Bossi che ha criticato la scelta del sovranismo e del nazionalismo. «Rispetto le sue idee ma non cambio le mie – dice Salvini – I numeri dicono che non siamo mai stati così forti come adesso nelle regioni del Nord e con grande orgoglio ormai siamo determinanti e presenti al Sud». Poi rincara la dose: «Non ci sono più padri nobili: i padri nobili della Lega sono i 9 milioni di italiani che ci danno il voto». «Se qualcuno vuole dividere non è il momento e non è il movimento», il messaggio inviato a Bossi.

Oggi Salvini incontra a colazione un «ex nemico», Gianfranco Miccichè. Subito dopo si terrà il battesimo del gruppo parlamentare della Lega, costituito qualche giorno fa all’Assemblea siciliana.