Dopo una forte battuta d’arresto nelle scorse settimane, quando Franco Miceli aveva annunciato la sua rinuncia alla candidatura a sindaco di Palermo, tra domenica e lunedì è arrivata la svolta: il M5S ha sciolto le riserve in una riunione con Giuseppe Conte, con il sofferto passo indietro del deputato regionale Giampiero Trizzino.

Ieri l’assemblea provinciale del Pd con il responsabile enti locali Francesco Boccia (presente anche il sidnaco Leoluca Orlando che ha dato il suo via libera al candidato ma ha lamentato l’assenza delle primarie) ha dato «pieno mandato» a Miceli per «la costruzione di una coalizione civica».

Ora Miceli, presidente nazionale dell’ordine degli architetti e assessore di Orlando negli anni Novanta, si prenderà qualche giorno per presentare il suo «patto per Palermo» al centrosinistra largo, poi scioglierà la riserva ufficialmente. «Miceli è espressione di un grande civismo della città di Palermo e, come Gaetano Manfredi a Napoli, è un valore aggiunto della coalizione», spiega Boccia. «A Napoli siglammo un patto che vide Manfredi nel ruolo di garante, a lui abbiamo chiesto di allargare la coalizione e così faremo con Miceli».

Per il centrosinistra il quadro delle amministrative di primavera si va delineando. A l’Aquila è in campo Stefania Pezzopane, deputata Pd e presidente della Provincia al tempo del terremoto. Sfiderà il sindaco uscente di centrodestra Pierluigi Biondi sostenuta da una vasta coalizione progressista. L’altro potenziale candidato di area Pd, Americo Di Bendetto, consigliere regionale della civica di Giovanni Legnini, correrà da solo, sostenuto da Azione di Calenda.

Anche a Catanzaro la sfida tra i dem si è risolta. Il candidato è il docente universitario Nicola Fiorita, che sarà sostenuto anche dal M5S. «Su di me – spiega- c’è il sostegno pieno di tutte le componenti del centrosinistra, Catanzaro ha bisogno di cambiamento e non di trasformismi». L’altro papabile, il giurista Valerio Donato, ha lasciato i dem annunciando una corsa in solitaria, sostenuto dai renziani, dall’Udc e da alcuni notabili Pd. Donato può contare anche su buoni rapporti nel mondo del centrodestra, diviso e ancora in cerca di una candidatura.

Anche a Parma, pur con grandi tensioni, i nodi sono stati sciolti. Il candidato del centrosinistra sarà Michele Guerra, attuale assessore alla Cultura della giunta Pizzarotti e fedelissimo del sindaco ex grillino. Per il Pd, che è all’opposizione da anni, non è stata una scelta indolore. Tanto che una dem, Michela Canova, ha deciso di correre in proprio contro la decisione di non fare le primarie.

Ma l’asse tra Pizzarotti e i dem, benedetto da tempo anche dal governatore Bonaccini, ha prevalso. Canova denuncia una «continuità acritica con l’attuale amministrazione». «È mancata la volontà di interrompere la discutibile gestione di questa città». Nell’area di centrosinistra è in campo anche Dario Costi, sostenuto da Calenda, mentre a destra sembra prevalere l’ex sindaco Pietro Vignali, travolto nel 2011 da una maxi inchiesta giudiziaria che si è risolta dopo 10 anni con una assoluzione.

A Como per i progressisti c’è la candidata civica Barbara Minghetti, direttrice del teatro sociale e sostenuta da un fronte che va da Iv e Azione fino alla sinistra. Contro di lei il centrodestra (scaricato il sindaco uscente Landriscina e dopo una lunga guerra tra la Lega e gli alleati) schiera il medico Giampiero Molteni. A Piacenza, infine, coalizione larghissima per la consigliera regionale del Pd Katia Tarasconi che sfiderà la sindaca uscente di centrodestra Patrizia Barbieri. L’ex ministra Paola De Micheli guiderà la lista dem.