Vincono i «regionali». Ugo Forello, il loro candidato, sfiderà Leoluca Orlando alle comunali di primavera a Palermo. Il cofondatore del movimento antiracket Addiopizzo è stato scelto dai 5 Stelle che lo hanno preferito al poliziotto Igor Gelarda, sostenuto dal gruppo messo ai margini negli ultimi 4 anni dai «monaci» e dal loro leader, Riccardo Nuti. I numeri della democrazia pentastellata sono i soliti, risicati: 590 iscritti hanno votato attraverso la piattaforma Rousseau: Forello ha ottenuto 357 preferenze, 233 Gelarda.

Nei giorni scorsi era stata definita, sempre col voto online, la lista dei candidati al consiglio comunale. All’inizio erano 37, ma la faida interna al movimento è sfociata nell’abbandono di 10 candidati, buona parte espressione dei «monaci», tentativo, secondo la frangia opposta, di boicottare la lista. Il numero esiguo di donne ha ridotto i componenti della squadra perché la legge elettorale impone la doppia preferenza di genere, dunque l’alternanza uomo-donna. E’ probabile però che in barba alle regole grilline, la lista sia rinfoltita. Davide Casaleggio ne ha già discusso con Giancarlo Cancelleri, il deputato regionale incaricato dallo staff milanese di prendere le redini delle comunarie dopo la spaccatura del movimento.

«Ringrazio tutti gli attivisti palermitani per la grande fiducia nei miei confronti – dice Forello – Essere scelto come candidato sindaco è un onore e sono davvero emozionato». Parole di apprezzamento anche per «tutti i meetup per il lavoro svolto soprattutto in questi ultimi mesi e per aver creduto in questo percorso». Mano tesa pure nei confronti dello sfidante Gelarda. Per Forello comunque «la vera partita comincia adesso». E’ convinto che il «M5S si aprirà ancora di più al territorio, chiedendo il contributo a chiunque voglia diventare protagonista di un cambiamento culturale, sociale ed economico della città». Se la dovrà vedere però con la fronda interna dei «monaci».

Che faranno Nuti e gli altri deputati nazionali a questo punto? Lo sosterranno o faranno altro? Nel movimento circola voce che gli sconfitti potrebbero presentare una lista alternativa a quella ufficiale dei 5S, mossa che ovviamente romperebbe definitivamente i rapporti con Grillo e il suo staff, già risentiti per l’atteggiamento dei «nazionali» di fronte all’inchiesta sulle firme false.

Nuti, Giulia Di Vita e Claudia Mannino infatti non hanno rispettato l’invito ad autosospendersi dal M5S dopo aver ricevuto l’avviso di garanzia, a differenza dei deputati regionali Claudia La Rocca e Giorgio Ciaccio che hanno deciso anche di collaborare con i pm ammettendo di aver preso parte alla ricopiatura delle firme, 200 quelle ritenute contraffatte dai periti della Procura. Difficile ipotizzare il sostegno dei «nazionali» a Forello: sono stati loro, attraverso l’avvocato che li difende dalle accuse dei magistrati, a indicare il cofondatore di Addiopizzo come il «manovratore» dei «regionali». Sarebbe stato Forello, è la tesi dell’esposto di Nuti e company a convincere La Rocca e Caccio a collaborare alle indagini. Accuse smentite dai «regionali».