L’allerta in città è altissima. Più di 300 poliziotti e carabinieri piazzati nel cuore di Palermo, con gli uomini della Digos pronti a infiltrarsi e a filmare. Un servizio d’ordine straordinario con gli agenti del reparto mobile in tenuta antisommossa, i militari del battaglione dell’Arma in servizio in un’area rossa studiata nei minimi dettagli in un briefing interforze che si è tenuto ieri pomeriggio. L’ordine è di impedire qualsiasi tipo di contatto tra i militanti di estrema destra e i ragazzi dei centri sociali.

L’appello lanciato da un cartello di associazioni, tra cui Anpi e Arci, di vietare il comizio di Forza Nuova è caduto nel vuoto. Il leader Roberto Fiore parlerà in piazza Croci, intorno alle 18. Poco più di due chilometri separeranno la piazza nera dal corteo degli antifascisti, in prima linea gli antagonisti dei centri sociali «Anomalia» ed «ex Karcere» e lo studentato «Malarazza», frequentato da Gianmcarco Codraro e Carlo Mancuso, i due giovani accusati del tentativo di omicidio di Massimiliano Ursino, il capo di Fn a Palermo, pestato e legato con nastro isolante all’uscita da un supermercato martedì scorso.

Un investigatore, interpellato da il manifesto, riferisce che in base ad alcune informazioni ci potrebbe essere il tentativo di alcune frange di entrare in contatto «come prova di forza», sarà complicato intercettarle anche perché il perimetro è ampio.

Gli antifascisti si sono dati appuntamento in piazza Verdi davanti al teatro Massino, 2,7 km in linea retta dalla piazza «nera». L’asse viario sarà off limits, con la polizia municipale a presidiare le arterie secondarie. Per «motivi di sicurezza e pubblica incolumità» il comando dei vigili urbani ha disposto una serie di divieti di sosta dalle 8 alle 24 e comunque fino a quando sarà necessario nelle strade limitrofe alla via Libertà. Il corteo dei centri sociali, ma ci saranno anche i militanti di Potere al Popolo, del Partito comunista di Rizzo e i partigiani dell’Anpi, sfilerà per via Maqueda fino a Palazzo delle Aquile, sede del municipio, per poi invertire la marcia e tornare in piazza Verdi. A meno di 700 metri, si riuniranno per un’altra iniziativa elettorale gli estremisti di destra di Casapound, in un locale nei pressi del tribunale. Anche lì è previsto un massiccio spiegamento di forze dell’ordine per impedire eventuali blitz. «Noi manifestiamo perché non si può permettere la ricostruzione di organizzazioni fasciste e perché nostri militanti sono stati colpiti a Perugia – dice Pietro Milazzo di Pap – Non passi il concetto degli opposti estremismi, a sparare ai migranti c’ è solo una parte politica. Nessuna solidarietà a Ursino che ha picchiato persone inermi nella sua vita. Non condivido l’atto, ma non lo condanno perché è una conseguenza dei loro atti criminali». E l’Anpi lancia un appello: «Chiediamo alle siciliane e ai siciliani di scendere in piazza a difesa dei valori democratici, convinti del compito di respingere con forza e con intelligenza il tentativo di una nuova strategia della tensione alimentata da un clima che tende a ricreare la logica degli opposti estremismi. E assolvere a un compito come Anpi, erede naturale dei più alti valori ideali e morali della Resistenza e della lotta di Liberazione». E rivolgendosi alle associazioni laiche e religiose, al volontariato, alle forze politiche e sindacali, l’Anpi sollecita «un fronte comune, per una lotta politica e ideale, non certo rispondendo alla violenza con la violenza».

Intanto il gip, Roberto Riggio, si è riservato la decisione che dovrà stabilire se convalidare o meno il fermo ed eventualmente disporre la custodia cautelare in carcere per Codraro e Mancuso. Una mossa, probabilmente, per evitare di creare ulteriore tensione nelle piazze. Per la vicenda sono stati denunciati altri quattro ragazzi, mentre due sono ancora ricercati. Codraro e Mancuso, difesi dall’avvocato Giorgio Bisagna, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere davanti al gip. Il legale, che ritiene il quadro probatorio a carico dei due ragazzi «assolutamente insussistente», si è opposto sia alla convalida del fermo che alla richiesta di misura cautelare fatta dalla procura.