«La vostra è politica sì, ma politica alta ed altra». Queste le parole con cui Aboubakar Soumahoro, sindacalista ivoriano fondatore della Lega dei braccianti, è intervenuto alla seconda Agorà cittadina del Globo Theatre di Roma, occupato mercoledì dai lavoratori e dalle lavoratrici dello spettacolo. Tra i momenti di confronto anche il collegamento con il teatro dell’Odéon, occupato a Parigi lo scorso 4 marzo e divenuto l’epicentro della protesta, insieme alle altre due realtà italiane occupate ovvero il Piccolo di Milano e il Mercadante di Napoli.

A VOLERLE NOTARE, alcune differenze emergono: laddove i lavoratori e le lavoratrici lombarde hanno stilato un protocollo per la riapertura insieme ai direttori dei teatri, gli attivisti romani e napoletani ci tengono molto a ribadire che non vogliono la ripartenza alle condizioni attuali, puntando quindi fortemente sulla richiesta di un reddito di base incondizionato. Rispetto all’onda francese, dove sono quasi cento i teatri occupati, salta agli occhi il rifiuto che c’è da noi di proporre qualsiasi forma di spettacolo. Negli appuntamenti giornalieri aperti al pubblico che si svolgono sulla piazza dell’Odéon, ma anche in tante altre città d’oltralpe, ci sono spesso concerti più o meno spontanei e incursioni di teatro di strada.

ATTIVITÀ che contribuiscono a creare un clima festoso e una riappropriazione dello stare insieme all’arte che manca alle esperienze nostrane, dove la difficoltà della situazione e le scelte degli occupanti impongono un’atmosfera più seria. Una delle motivazioni per l’assenza di spettacolo è quella di non voler lavorare gratis proponendo contenuti artistici laddove non c’è possibilità di ricavarne un salario regolare. Preoccupazione non peregrina considerata la scarsa attenzione delle istituzioni su questo punto, come testimonia il bando pubblicato alcuni giorni fa dal Comune di Foligno. «Estate al Trinci», questo il nome della rassegna che l’amministrazione cittadina voleva organizzare senza pagare gli artisti e obbligandoli ad esibirsi senza un biglietto d’ingresso. Iniziativa contro la quale si sono levate molte voci che hanno portato infine all’organizzazione di una manifestazione indetta dai sindacati per questa mattina.

TORNANDO all’occupazione del Globe, una parte importante delle attività in corso è senz’altro quella dei tavoli tematici, momenti di confronto più ristretti per approfondire le questioni più urgenti. I nomi sono peculiari, il tavolo sulla formazione si chiama «Viale dell’infinita ricerca», quello sul sessismo e la violenza di genere «Boschetto dell’autodeterminazione» e così via. La settimana prossima vedrà due appuntamenti importanti: il 22 aprile l’incontro degli occupanti romani con i ministri Franceschini e Orlando, il 23 una manifestazione nazionale in Francia, con la partecipazione di tutti i teatri occupati. Le ultime battute di questo copione restano ancora da scrivere.