In Sardegna la battaglia contro il partito del cemento non finisce mai. Mentre il governo Draghi impugna per incostituzionalità il Piano casa voluto dalla giunta regionale guidata dal sardo-leghista Christian Solinas, il comune di Olbia vara un piano urbanistico che dà il via libera alla costruzione, da parte di un gruppo imprenditoriale che fa capo alla famiglia Berlusconi, di un albergo e di un villaggio turistico a Costa Turchese, uno dei tratti più belli del litorale della Gallura.

NELLA RIUNIONE DEL CONSIGLIO dei ministri dell’altro ieri il governo ha rinviato al giudizio della Consulta la legge della giunta sarda approvata lo scorso gennaio, valutandola incostituzionale. In materia di tutela dei beni paesaggistici, ribadisce il governo, la Carta stabilisce il principio inderogabile della preminenza dell’esecutivo nazionale sulle autonomie locali, che possono intervenire in quello specifico settore solamente pianificando gli interventi insieme e dietro approvazione dei ministeri dei Beni culturali e dell’Ambiente. Cosa che invece la giunta Solinas non ha fatto, andando avanti da sola senza tenere conto del vincolo procedurale stabilito, appunto, dalla Costituzione. Uno strappo perseguito tenacemente dal centrodestra sardo allo scopo far passare norme dall’impatto ambientale molto pesante: non solo incrementi volumetrici sino al 50% negli alberghi già esistenti, ma anche la riapertura delle lottizzazioni per la costruzione di nuovi villaggi turistici.

C’È POI LA PARTITA di Costa Turchese. Con il piano urbanistico presentato in consiglio dal sindaco di Olbia, il forzista Settimo Nizzi, la Costa Turchese Spa viene autorizzata a costruire un albergo e un villaggio turistico a Capo Ceraso, una zona sul mare di cui il gruppo immobiliare, di proprietà di Marina Berlusconi, possiede 358 ettari. La proposta di Nizzi è arrivata in aula tre giorni fa ed è stata approvata con 18 voti a favore e 6 contrari. Il movimento ambientalista, però, annuncia battaglia. «I due interventi previsti a Capo Ceraso – attacca Stefano Deliperi, presidente del Gruppo di intervento giuridico – sono illegittimi. Quell’area, infatti, rientra a pieno tra i siti tutelati dal Piano paesaggistico regionale. Già cinque anni fa una sentenza del Tar Sardegna (la numero 15 del 15 gennaio 2015) ha ribadito la piena applicabilità del Piano paesaggistico regionale all’area di Capo Ceraso. Fare finta di niente e continuare sulla strada dell’intervento urbanistico in quella zona non serve ad altro che a esporre il comune di Olbia a un ricorso amministrativo che non potrà che avere gli stessi esiti, negativi per i cementificatori, del 2015».

PER TORNARE INVECE ALLA bocciatura del Piano casa, il dato da rimarcare è la valenza oltre che giuridica anche politica della decisione del governo. Tutto il movimento ambientalista sardo aspettava Draghi al varco. Subito dopo l’approvazione, tre mesi fa, della legge Solinas, l’universo green all’unisono (Wwf, Lega Ambiente, Italia Nostra, Gruppo di intervento giuridico, Green Peace) aveva denunciato l’incostituzionalità delle norme e invitato il governo di Giuseppe Conte a ricorrere di fronte alla Consulta. Con il cambio di esecutivo che scombinava le carte in tavola, gli ambientalisti consideravano l’accettazione o meno della loro richiesta da parte di Draghi un test (certamente non definitivo, ma comunque significativo) dell’affidabilità del nuovo premier in materia di difesa dell’ambiente e del paesaggio. Oltre Forza Italia, soprattutto la Lega, di cui il sardista Solinas è stato senatore prima di essere eletto governatore dell’isola, ha premuto perché il ricorso alla Consulta, chiesto in Sardegna anche da tutta l’opposizione (Pd, M5S, Leu, Progressisti, Rifondazione e Pci), non venisse presentato. Ma il centrodestra non è stato accontentato.

REAZIONI QUINDI POSITIVE dal fronte ambientalista e da quello dell’opposizione. «Salutiamo con piacere l’impugnazione da parte del governo – dice per Italia Nostra Graziano Bullegas -. Ci aspettiamo ora una rapida calendarizzazione della sentenza da parte della Consulta per evitare di esporre la Sardegna a ulteriori scempi. Stiamo anche lavorando a una memoria da presentare alla suprema corte per segnalare tutti i motivi di incostituzionalità della legge Solinas». «Resta lo sconforto – commenta il presidente della commissione giustizia della Camera Mario Perantoni (M5S) – per l’ennesima dimostrazione di incompetenza della giunta sardo-leghista». «Una sconfitta – aggiunge il capogruppo del Pd in consiglio regionale Gianfranco Ganau – per chi ancora è convinto che il futuro della Sardegna sia legato alla cementificazione delle coste». Sulla stessa linea il leader dei Progressisti Massimo Zedda: «Dal governo Draghi la solenne bocciatura di un modo di pensare ormai fuori tempo».