Adesso crollano anche le inchieste giudiziarie sul terremoto che ha colpito l’Italia centrale. I segnali che arrivano dalle procure di Rieti e Ascoli non sono dei più incoraggianti, in questo senso, e gran parte del lavoro degli investigatori non ha prodotto risultati.

Nel Lazio, l’ufficio guidato dal procuratore Giuseppe Saieva ha aperto tra i 100 e 120 fascicoli, che però «per l’80-90% vanno verso l’archiviazione», per ammissione dello stesso magistrato. «Nel complesso pensiamo che si possano ipotizzare responsabilità umane di vario tipo per una trentina di vittime tra Amatrice e Accumoli – dice ancora Saieva -, mentre per un altro centinaio la responsabilità è solo della natura». Restano in piedi i due filoni più noti: quello riguardante il campanile di Accumoli, sotto il quale trovò la morte un’intera famiglia di quattro persone, e quello sulle palazzine popolari di piazza Sagnotti ad Amatrice, con 25 vittime: in questo caso a cinque ex responsabili delle ditte che si occuparono delle costruzioni è stato notificato qualche settimana fa l’avviso di chiusura delle indagine. Si tratta di Ottaviano Boni, direttore tecnico della società che costruì le palazzine; Luigi Serafini, amministratore unico della stessa società; Franco Aleandri, presidente pro tempore dell’Istituto autonomo case popolari di Rieti; Maurizio Scacchi, geometra del Genio civile e Corrado Tlesi, ex assessore al

Comune di Amatrice. Altre cinque persone che sarebbero coinvolte nelle indagini sono morte, trattandosi di lavori fatti negli anni ’70, mentre per il crollo di un’altra palazzina, che causò sette morti, ci sarebbe un fascicolo ormai pronto a essere chiuso, con nuovi iscritti nel registro degli indagati.

«Ce l’abbiamo messa tutta per cercare di dare risposte – ha detto ieri mattina Saieva in un’intervista esclusiva al Tg1 -, e ancora abbiamo indagini da concludere. Le palazzine sono state costruite molto male, sono andati a risparmio. È un problema di costi e di profitti. Il fatto che si tratti di edifici costruiti dallo Stato ci addolora, perché laddove c’è una responsabilità pubblica, le cose appaiono di una gravità maggiore».

Indagini in corso anche sull’Hotel Roma, sotto le cui macerie rimasero in sette: qui manca ancora il parere dei periti, atteso nei prossimi giorni. Va verso l’archiviazione, invece, il fascicolo relativo alla scuola Capranica, alla quale inizialmente si era interessato anche il presidente dell’Anac Raffaele Cantone, perché crollato malgrado i lavori di consolidamento sismico.

Ad Ascoli, intanto, è già stata archiviata l’inchiesta più importante, quella che recava come ipotesi di reato il disastro colposo e la frode: l’obiettivo era chiarire eventuali responsabilità nel crollo dell’ala più recente dell’ospedale di Amandola. Nessuna responsabilità, dunque, per i cedimenti, anche grazie a una perizia tecnica che non avrebbe evidenziato alcunché di rilievo da un punto di vista penale. Si parla comunque di «carenze organizzative e progettuali», ma la normativa attuale è stata stilata soltanto dopo la fine di quei lavori, datati 1996, e dunque la procura non può procedere.

Gli altri due filoni d’indagine, comuni agli uffici giudiziari di Ascoli, Rieti e Macerata, riguardano i controlli sui contributi di autonoma sistemazione (c’è un indagato per tentata truffa ai danni dello Stato) e poi stanno cominciando proprio in questi giorni gli accertamenti sul contributo di 5mila euro elargito ai titolari di partita Iva costretti a sospendere la propria attività lavorativa a causa del terremoto: molte le anomali rilevate, ma le verifiche sono appena all’inizio.