L’esercito in forze, i blocchi di cemento, le transenne: i 5 palazzoni Cirio di Mondragone, nel casertano, ieri erano letteralmente assediati. Sono stati dichiarati zona rossa lunedì ma le comunità che abitano gli edifici, la più numeroso quella bulgara, erano riuscite a eludere i controlli per andare a lavorare nelle campagne. L’allarme è scattato sabato, quando una donna è risultata positiva al Covid-19 ma asintomatica. Da allora i casi sono saliti a 43 (9 concentrati nella palazzina dove vivono gli italiani). Giovedì i bulgari sono scesi in strada a protestare, i locali hanno replicato assediando l’unico varco al comprensorio.

La situazione è degenerata: dai balconi lancio di sedie, a cui è stato risposto sfondando i finestrini delle auto con targa straniera. In serata il Viminale ha mandato un contingente di 50 unità dell’esercito più 70 agenti di polizia. Sembrava tornata la calma ma alle due di notte un furgoncino ancora con targa straniera è stato dato alle fiamme. Ieri è stata giornata di «tregua» ma la tensione resta alta.

La regione Campania sta organizzando uno screening volontario di massa, se i casi saliranno a 100 l’intera Mondragone diventerà zona rossa. Ammazzando le residue speranze di veder partire la stagione balneare. Per cercare di calmare gli animi, il governatore uscente, in corsa per la rielezione, Vincenzo De Luca ha annunciato: «I 19 bulgari evasi dalla quarantena sono stati ritrovati al lavoro nei campi, è stato fatto il test e sono risultati negativi. Nelle palazzine abbiamo scoperto decine di persone ammassate e qualcuno, italiano, che affittava in nero. C’è anche chi specula e nessuno si è mai accorto di niente. C’è un problema ultra decennale e tutti si sono voltati da un’altra parte. Bisogna stare tranquilli, spegneremo il focolaio».

Un passante guarda i palazzoni e commenta: «Mondragone ha tutto, dal turismo all’agricoltura, ma non può ripartire per questa situazione». Gli italiani si scoprono insofferenti verso una comunità arrivata 20 anni fa, lavora nei campi (spesso in nero) o nell’edilizia. Abitano edifici realizzati negli anni ’70 sul terreno della fabbrica Cirio dismessa. Frutto del boom del cemento e, già allora, considerati «un pugno nell’occhio». Ma il sindaco dell’epoca li difese come il frutto di un’architettura innovativa, su modello delle Vele di Scampia. Come le Vele, sono diventati l’emblema del degrado e dell’esclusione sociale.

La Lega si sta sostituendo allo sfidante ufficiale di De Luca, Stefano Caldoro, alle regionali: Matteo Salvini lunedì sarà a Mondragone. Il consigliere regionale di maggioranza Giovanni Zannini (che aveva già dichiarato sui bulgari «sono zingari, non è facile farsi capire») lo ha attaccato: «Salvini e i cazzari non ci servono». Immediata la replica: «Il clan De Luca mi insulta. Sarò sul posto, alla faccia della sinistra, per toccare con mano l’ennesimo disastro del Pd in Campania. De Luca annunciava lanciafiamme e si ritrova a piagnucolare dal governo». Da De Luca la replica: «Isolate chi vuole fare speculazioni politiche e sciacallaggio».

Sergio Serraino è un medico dell’ambulatorio di Emergency nella vicina Castel Volturno: «I disordini sono la conseguenza dell’invisibilità istituzionale in cui vivono migliaia di persone sul territorio. Bisogna garantire un contratto regolare di lavoro, la possibilità di ottenere la residenza e quindi un medico di base. Riconoscere diritti è l’unica soluzione possibile. Sono passati dal nostro ambulatorio circa 70 pazienti bulgari di quell’area. Per la maggior parte bambini, dato che la regione Campania non permette ai figli dei cittadini comunitari non residenti di ottenere un pediatra di libera scelta. Gli adulti vengono perché fanno lavori pesanti, vivono in case umide con infissi rovinati, condizioni che rovinano la salute. Non sono in grado di pagare il ticket e spesso rinuncia alle cure».