Palazetto Bru Zane, l’apostolato francese che passa per Venezia
Non è più un segreto ben custodito ma un motore culturale di vivace dinamismo quello mosso da Palazzetto Bru Zane, centro di musica francese che da quindici anni ha stabilito a Venezia il fulcro di un’attività molto ramificata. Il nome fonde quello della fondazione privata Bru, che sostiene il centro, a quello della sede, il casino della famiglia Zane, palazzina veneziana con uffici, centro espositivo e salone affrescato per i concerti, non lontana dai Frari e dalla Scuola di San Giovanni Evangelista.
E proprio nei saloni della Scuola parte stasera il festival settembrino dedicato alla musica da camera, con un concerto del Quartetto Cambini e Marion Martineau al violoncello e un programma di tre gioielli di autori misconosciuti: Baudiot, Franchomme e Gouvy.
IL VIOLONCELLO è al centro del festival di Bru Zane di settembre, che per la prima volta dedica la rassegna a un singolo strumento e fino al 24 ottobre ne esplora le molteplici lumeggiature in ambito francese, dai pezzi per ensemble al focus su George Onslow (25 settembre), dalla riscoperta di Soirs étrangers di Luis Vierne (3 ottobre) al repertorio per virtuosi come la Sonata di Huré, dedicata a Pablo Casals (15 ottobre) fino all’immancabile serata Proust.
Palazzetto Bru Zane opera da tempo a livello internazionale. Se i capolavori dell’opera italiana camminano con le proprie gambe e quasi ogni grande compositore d’opera ha in Italia un festival dedicato, Palazzetto Bru Zane svolge il suo «apostolato musicale» organizzando convegni, producendo dischi e edizioni scientifiche e soprattutto continuando con diversi eventi a cadenza annuale un percorso di riscoperta esteso anche ai grandi del pantheon francese, con un secondo festival veneziano in primavera, concerti in Francia e in Europa e il tradizionale festival a Parigi in giugno: «Dal 2016 ci siamo occupati soprattutto di nomi molto conosciuti: se si eccettuano Lalo e Hahn, ci siamo fermati su Saint-Saëns, Gounod, Franck, Offenbach, Massenet e finalmente in questa nuova stagione tocca a Bizet» spiega Alexandre Dratwicki, responsabile scientifico del palazzetto, musicologo ma anche infaticabile organizzatore musicale.
«Ci siamo resi conto che nonostante la vita breve di Bizet ci sono ancora angoli poco battuti della sua produzione e visto che nel 2025 cadono i centocinquant’anni della sua morte e della prima di Carmen riallestiremo a Versailles, Atene, Hong Kong e forse persino in Vietnam la nostra Carmen creata a Rouen nel 2023, realizzata con costumi, messa in scena e scenografie fedeli a quelli della prima assoluta, rappresentazione estrosamente filologica che ha fatto discutere».
Il progetto Bizet nelle intenzioni di Dratvicki ha due fronti: «Registriamo l’integrale delle oltre ottanta melodie di Bizet, che a oggi non esiste sul mercato, ma in quattro Cd includeremo poi anche musica per pianoforte, per coro e alcuni lavori mai ascoltati in tempi moderni, risalenti agli anni del Prix de Rome, fra cui l’ode Vasco de Gama e la cantata Le Retour de Virginie».
MA C’È SPAZIO per la musica dal vivo perché prima di quello di Parigi il festival veneziano di marzo è dedicato a Bizet e già in ottobre girerà la Francia il dittico teatrale Le Docteur Miracle – in concerto a Venezia il 30 marzo – e l’Arlesienne. «È la versione completa delle musiche di scena dell’Arlesienne – chiude Dratvicki – con varie pagine mai ascoltate dal vivo in teatro». Un progetto che non è solo europeo se per la quinta volta anche nel 24-25 Palazzetto Bru Zane vola addirittura in Canada per un festival parallelo che celebra Bizet e Fauré.
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