Il padre aveva ragione a paragonarla a una «capretta ansiosa di precipizi». Però Maria Lai i crepacci del suo territorio li cuciva, tesseva, sfilava e ricamava. Insomma, li riconnetteva, spesso insieme alle comunità che le abitavano. Demiurga in bilico tra due mondi – quello antico intessuto di leggende e tradizioni millenarie, e quello quotidiano, inciso nel presente – questa artista ha sempre lavorato per ritrovare la magia in un luogo come la Sardegna che le geografie vogliono aspro, ma che lei sapeva essere terra di fate, gitani, scritture sovrapposte, segni tramandati per generazioni e, soprattutto, luogo di sfrenata fantasia.

Dove i libri potevano essere fatti di pane (la cui forza è stata testimoniata all’ultima Biennale di Venezia: la coerenza artistica di Maria Lai svettava in un percorso scoordinato alle Corderie) e le tovaglie condivise con l’immaginario dei pastori.

Non poteva avere quindi un titolo migliore la personale che lo Studio Stefania Miscetti ha dedicato a Maria Lai (visitabile fino al 31 marzo): Pagine, nel senso di una cronologia sfogliata avanti e indietro nel tempo, a prescindere dalle lancette. Miscetti, d’altronde, ha «imbastito» un dialogo con l’autrice che viene da lontano. Da quando negli anni 70 si iscrisse ad architettura e con un gruppo di altri studenti giovanissimi come lei scelse di dividere gli spazi con questa artista imprendibile. Tra le stanze di viale delle Medaglie d’oro scorrevano giornate preziose, in una atmosfera di «nutrimento inconsapevole», dice oggi la gallerista romana.

Ed è anche per questo vissuto che nel suo Studio di via delle Mantellate ha più volte invitato Lai: si va dalla performance del 1991 La leggenda di Maria Pietra fino A portata di mano (2005).

L’artista ha abitato con leggerezza e ironia quel luogo trasteverino e adesso che la mostra si è aperta in sua assenza (Maria Lai è morta nel 2013, magnifica creativa seminale anche oltre i suoi novant’anni) appare in video, «ritorna» con la sua aria svagata da folletto mentre è all’opera nelle sue stesse azioni, oppure in spezzoni di documentari che rendono omaggio alla sua figura – Le fiabe di Maria Lai, Maremuro, appunti per un dialogo realmeraviglioso, Ansia d’infinito.

È una retrospettiva che racchiude il suo universo poetico in quaranta lavori, dai disegni alle ceramiche, ai teli cuciti. Oltre ai libri, naturalmente, che perdono e riconquistano, per vie misteriose, le loro parole.