Nato nel sud rurale degli Stati Uniti, James Boggs ha trascorso quasi tutta la vita a Detroit, la motortown d’America, lavorando come operaio per l’industria automobilistica. Sposato con l’attivista e filosofa Grace Lee, ha fatto parte di diversi gruppi dell’estrema sinistra statunitense, dal Correspondence Publishing Committee fino alla National Organization for an American Revolution. Il suo libro La rivoluzione americana (pp. 122, euro 12, traduzione di Donata Ferrari), pubblicato una prima volta nel 1968 e recentemente riproposto da Jaca Book, indaga il nesso tra la condizione sociale dei neri – a partire dal contesto delle grandi fabbriche – e le forme che la supremazia bianca ha assunto nell’intera storia statunitense, fino a interrogarsi sull’essenza stessa della democrazia americana, che «ha tenuto così a lungo una intera razza soggiogata».

All’indomani di alcune delle più drammatiche rivolte urbane della storia del Paese, una vicenda che negli anni Sessanta si è scritta per le strade di Watts come della stessa Detroit, Boggs annunciava nel suo libro l’imminente «rivolta negra», affermando che se questa non avesse avuto successo, rinnovando dalle fondamenta la democrazia nel Paese, «tutti gli americani dovranno scoprire che cosa vuol dire vivere come ha vissuto il negro per tutti questi anni – nel terrore costante della violenza da parte della folla e della polizia, sempre incerti sui diritti da poter esercitare sotto la legge e la Costituzione, chiedendosi sempre quali tra i loro cosiddetti protettori nelle forze della polizia e nelle corti mantengano ancora un residuo di decenza umana e quali siano in lega col popolino per metterli in prigione o annientarli».

Una profezia che non si è mai avverata, ma che ha trovato almeno in parte conferma nell’era Trump che ha visto diffondersi ulteriormente le forme di abuso e discrezionalità dell’azione delle forze dell’ordine.

Alla lunga eredità del razzismo, come alle forme di resistenza culturale e politica agite dagli afroamericani lungo una traiettoria che va dal popolo del blues nei campi di cotone a movimenti come Black Lives Matter, è invece dedicato il volume di Daniele Biacchessi Il sogno e la ragione (Jaca Book, pp. 182, euro 20, prefazione di Roberto Festa) che lo stesso autore definisce non a caso come «un libro di storia e memoria».

Tornando su oltre un secolo di azioni dei movimenti per i diritti civili, o tout court rivoluzionari come le Pantere nere, Biacchessi coglie i segni di culture che si sono andate sedimentando, costruendo di generazione in generazione la consapevolezza di un cambiamento che ha fatto progressivamente breccia in settori sempre più ampi dell’intera società americana. In uscita ad aprile anche il film omonimo, diretto dallo stesso Biacchessi, illustrato da Giulio Peranzoni e «suonato» da Gaetano Liguori e dai Gang.