Il viaggio comincia da una Napoli uggiosa, comincia da una crepa di paura salendo le scale dell’aereo. Mi siedo, apro un libro, leggo alcune frasi e già inizia la fase di atterraggio.

Quando arrivo all’aeroporto di Palermo sono le nove di sera. Mi accoglie Gaetano Bellavia: basta un abbraccio e sono a casa. Ci fermiamo in città per mangiare. Il locale è affollato, l’aria rilassata, la Sicilia mi piace.

Ci mettiamo in viaggio verso le Madonie, direzione Geraci Siculo. Arriviamo a mezzanotte. I padroni di casa sono felici di ospitarci, la casa è grande, nella mia stanza c’è un po’ di freddo. È il suo tempo, dopo un’estate infinita.

Bisogna riposare, domani inizia per me l’esplorazione di un’altra fetta di Italia che lotta per non essere dimenticata. Nelle Madonie è in fase di avvio un progetto pilota di sviluppo locale per contrastare l’emorragia dei residenti.

Eccolo il mattino. E noi ci prepariamo per un incontro coi ragazzi delle scuole a Ganci: sono i ragazzi delle terze medie di vari paesi. Dico a chi deve parlare assieme a me che non è il caso di metterci dietro il tavolo. Siamo dentro una palestra. I ragazzi hanno occhi belli, la testa rivolta verso di noi che parliamo. C’è interesse, un interesse che diventa piacere. Io ho un poco d’ansia, ma niente d’insopportabile.

Ci facciamo un giro per Gangi. Il sindaco Giuseppe Ferrarello è andato via a malincuore, ci accompagna Francesco Migliazzo, presidente del consiglio comunale. Il paese visto da lontano è bellissimo, un trapezio di case appoggiate alla montagna. Ora ci siamo dentro e vedo le tante cose fatte e che si stanno facendo. Belle storie del Sud, ma quello che mi colpisce di più è la cripta dei preti morti. Ci starei dentro per ore.

A guardare queste salme essiccate penso che potrei scrivere delle cartoline in cui questi preti raccontano la loro morte, per me è sempre uno scandalo che nella vita di una persona ci sia questa interruzione. Non m’interessa discutere di quello che c’è prima o dopo, m’interessa questo momento terribile che tutti, prima o poi, dobbiamo affrontare. Faccio qualche fotografia col telefonino, litigo con me stesso per non aver portato la macchina fotografica. Usciamo fuori, vediamo un museo curatissimo. Qui hanno avuto l’idea di vendere le case a un euro. Ormai il paese è lanciato nei circuiti del turismo internazionale, presto le case avranno ben altro valore.

Nel corso del paese un giovane artigiano costruisce tamburelli con pelle di capra. Ne compro uno per mio figlio Livio. Lui e il fratello sono reduci da un apprezzatissimo concerto a Torino. È un fatto che mi rende felice e in me la felicità è sempre turbamento. In questi giorni mi sento particolarmente fragile. Anche qui l’accoglienza è bellissima, eppure ho sempre un piccolo tremore sulla punta del cuore.

Andiamo a pranzo a Geraci. Incontro Bartolo Vienna, il sindaco del paese. Ha l’aria di un attore. Anche qui un abbraccio che fa subito casa. Il pranzo è buonissimo, cerco di non mangiare tutto, sapendo che da giorni il mio stomaco è in sciopero. Un po’ di chiacchiere gradevoli e arriviamo all’ora del convegno.

Siamo in una bella struttura alla periferia del paese. Geraci da qui è una striscia di case che seguono il profilo della montagna. Fa molto freddo, mi accorgo che sono arrivato in Sicilia senza pensare che ci sono anche le montagne, montagne piene di fossili che hanno ancora l’umido del mare da cui sono uscite. Mi spetta l’onore di intervenire per ultimo. Gli interventi che mi hanno preceduto sono stati interessanti. Prendo la parola come sempre senza avere un canovaccio, non mi sembra di essere particolarmente brillante, ma a un certo punto vedo che il sindaco di Geraci ha gli occhi umidi. Senza accorgermene ho commosso la sala, ho detto le parole che aspettavano. Alla fine è una lunga sequela di complimenti.

La serata prosegue in una saletta a fianco. Canta Moffo Schimmenti accompagnato da tre ragazze. Il concerto è inframmezzato da mie letture. Viene fuori un bel momento, si accresce la commozione con cui era finito il convegno.

A questo punto non può mancare un ricchissimo buffet. Cerco di mantenermi, ma, anche se sono quelli piccoli, mi è fatale il doppio cannolo.

Facciamo una riunione improvvisata sul progetto dell’area pilota. Si parla di scuola, è un bel ragionare, peccato per la cattiva digestione.

Domenica mattina. Parto con Gaetano alla volta di Isnello. Andiamo a vedere un osservatorio astronomico. Ci accoglie il sindaco Pino Mogavero. Mi stringe la mano e mi porge subito un dono fatto di libri. Visitiamo la struttura quasi ultimata. Si capisce che sta realizzando il sogno di una vita. Per ora la comunità scientifica sembra più sensibile di quella politica. Hanno perfino dato il nome di Mogavero a un asteroide. È evidente che questa struttura può diventare il cuore dell’offerta turistica del territorio e questo sindaco andrebbe fotocopiato e messo in circolazione in più esemplari.

Andiamo un attimo in paese, giusto il tempo di gustare un cannolo straordinario, impossibile che guasti lo stomaco.

La prossima tappa è Piano della Battaglia, a 1600 metri di quota. Qui fra poco si tornerà a sciare, stanno ultimando i nuovi impianti di risalita. Mi aspetta Alessandro Ficile. È lui l’uomo cruciale delle Madonie. Presiede la Sosvima, un esempio di come ci si possa occupare di denaro pubblico facendo buone cose. È un’agenzia per lo sviluppo locale in cui lavorano solo di cinque persone, ma in questi anni ha compiuto azioni importanti in questo territorio. Non sono qui per fare ispezioni, scrivo delle sensazioni che provo, scrivo con l’idea che non sono qui per fischiare il fuorigioco. Ogni persona e ogni luogo se vengono letti con spirito sindacale non passano la prova. Diffidare è un esercizio facile, ora siamo chiamati all’esercizio dell’ammirazione, questa è la vera impresa che manca al Sud.

A pranzo con Alessandro parliamo lungamente della strategia sulle aree interne voluta da Fabrizio Barca. Lui è il referente tecnico delle Madonie. Io ho un ruolo analogo nella Montagna Materana. Ne sa sicuramente molto più di me, è interessante ascoltarlo. Condividiamo l’ammirazione per Barca e le incertezze sulla copertura politica del progetto ora che lui non è più ministro.

Scendiamo dalla montagna e ci fermiamo a Petralia Sottana. Ancora un paese suggestivo. Davanti alla chiesa madre incontriamo Santo Inguaggiato, il sindaco del paese. Pure lui mi fa una bella impressione. Ci accompagna a vedere una chiesa mozzafiato. È incredibile che in un piccolo paese ci sia tanta ricchezza artistica. Peccato che soffro il freddo. In genere mi vesto in maniera adeguata, la Sicilia mi ha sorpreso anche in questo.

Saliamo a Petralia Sovrana che è ormai buio. Prima vediamo un palazzo storico, poi andiamo allo studio musicale di Leonardo Bruno. Ci mostra le riprese che ha fatto dei paesi e dei paesaggi delle Madonie: immagini meravigliose, mi confermano l’idea che questa zona potrebbe essere inclusa tra i patrimoni mondiali dell’umanità (proprio in questi giorni è arrivato il riconoscimento del Parco Regionale come come Unesco Global Geopark).

Torniamo a Geraci, è ora di cena. Mangio un piatto buonissimo di tagliatelle al sugo di cinghiale. Mi assicuro un’altra digestione difficile.

Lunedì mattina. Gaetano mi porta a Palermo. Visitiamo il Palazzo dei Normanni, sede dell’assemblea regionale. Sono un poco ipocondriaco e non mi guarisce nemmeno la visita alla cappella Palatina, un superbo esempio dei frutti che può dare l’intreccio dei popoli. Qui hanno lavorato arabi, normanni e bizantini: il risultato è uno dei più alti raggiunti dall’umanità. E allora bisogna partire da questa cappella e dai paesi delle Madonie. La Sicilia è una speranza dell’Italia, dell’Europa e del Mondo.

Prima di andare via devo fare ancora due cose, salutare il sindaco di Geraci che lavora a Palermo e comprare i cannoli. I cannoli me li offre Gaetano, con la proverbiale generosità siciliana. Col sindaco poche parole, giusto per rinnovare il nostro incontro felice. Mi aveva letto, ma non mi conosceva di persona. Dopo la visita gli sembro l’uomo giusto per dare una spinta al progetto pilota.

Anche a me sembra la terra giusta per la mia idea di intrecciare politica e poesia, slanci lirici e impegno civile. Parto con la sensazione di aver trovato un luogo con le braccia spalancate e tante persone che hanno abbracciato con convinzione la causa dell’Italia interna a me tanto cara.

Troppo spesso al Sud chi merita e chi sa valutare i meriti non si incontrano, forse questa è la vera questione meridionale. Tornerò presto in Sicilia, e poi in Puglia e in Lucania. C’è tanto da fare nel nostro Sud a dispetto della clamorosa disattenzione dei governanti e degli scoraggiatori militanti che hanno sequestrato terre bellissime e piene di futuro.