La corsa del coronavirus nei Paesi Bassi non si arresta e la politica corre, tardivamente, ai ripari. Da lunedì è in vigore un «lockdown parziale», come lo ha definito il primo ministro Mark Rutte che ha predisposto una serie di misure per tentare di arginare la diffusione del contagio. I dati parlano chiaro: solo nella giornata di ieri i nuovi positivi sono stati poco meno di 8.000 con un incremento di più di 537 positivi rispetto al giorno prima. Spesso asintomatici o con sintomi lievi visto che, a ieri, erano 313 i pazienti ricoverati nei reparti di terapia intensiva e 1.526 quelli costretti a un trattamento ospedaliero. Con quasi 240.000 test effettuati nell’ultima settimana e un tasso di positività pari al 13,8%, la curva dei contagi ha mostrato un incremento così evidente da spingere il governo a adottare nuove misure: chiusure di bar e ristoranti per quattro settimane, limitazioni all’orario di vendita delle bevande alcoliche e della cannabis nei coffeshop, limitazioni allo sport di gruppo, cancellazione degli eventi in pubblico con più di trenta persone.

Oggetto di controversie, invece, è la mascherina perché, nonostante il suo utilizzo in luoghi pubblici chiusi sia stato reso obbligatorio, ancora mancano gli strumenti legali per fare applicare questa norma. Secondo i critici andrebbe a ledere il diritto costituzionale alla privacy e alla libertà personale. Solo il recente e deciso aumento dei casi ha spinto il governo a abbandonare ogni reticenza e a decretare l’obbligo di indossare le mascherine negli spazi pubblici chiusi, anche per le scuole, a partire dalla secondaria. Nella conferenza stampa di fine settembre, invece, Rutte aveva parlato solo di un consiglio e non di un obbligo vero e proprio.

La gestione della pandemia, che fino a giugno nei Paesi Bassi ha provocato ufficialmente la morte di circa 6.000 persone anche se l’istituto statistico Cbs ne ha registrate più di 10.000, da parte del governo Rutte è stata fortemente criticata dall’opposizione. A sinistra i partiti hanno messo sotto accusa le reticenze e i ritardi delle misure adottate dal governo mentre a destra, il Pvv di Geert Wilders, in quarantena dopo che un uomo della sua scorta è stato testato positivo, ha posto l’accento sulle cure ordinarie che vengono posticipate, accusando i cittadini di origine straniera di occupare i posti disponibili. Che per tutti, autoctoni o meno, rischiano di diventare sempre meno come ha denunciato Diederik Gommers, presidente della società delle terapie intensive (Nvic), che ha invocato un «lockdown completo», non parziale né intelligente come nella prima fase, per cambiare la situazione.