Il problema dell’estrazione spesso selvaggia del marmo nel parco delle Apuane, territorio patrimonio Unesco, resta aperto. Per tutto il resto però il nuovo piano paesaggistico adottato dalla regione Toscana è il primo esempio nazionale di una pianificazione che riesce a valorizzare l’identità dei luoghi, tutelandola guardando al futuro. Per questo il gran lavoro fatto dall’assessore toscano Anna Marson è stato presentato anche a Roma, grazie all’associazione Bianchi Bandinelli e con una fattiva discussione fra i collaboratori di Marson, Fabio Zita e Silvia Roncuzzi, e riconosciuti esperti come Vezio De Lucia, Rita Paris, Giovanni Caudo e Daniele Iacovone.

Anche la Rete dei comitati per la difesa del territorio promuove il piano: “È vero che rispetto al progetto iniziale approvato dalla giunta di Enrico Rossi sono state inserite alcune correzioni non accettabili – riconosce Mauro Chessa – ma l’impianto generale è rimasto. E questo vale soprattutto se si tiene conto delle forti pressioni esercitate da chi si è preoccupato di difendere interessi privati e particolari. Resta il fatto che con il piano finisce in Toscana la stagione degli ecomostri e delle villette a schiera: regole rigorose sono state introdotte nella valutazione degli interventi di trasformazione del territorio, e da oggi diverse aree hanno specifici vincoli di tutela”. “Non si può non apprezzare il comportamento della giunta toscana – osserva a sua volta Alberto Asor Rosa – che ha portato a conclusione l’impegno che aveva assunto per porre le basi per la difesa del paesaggio”.

L’enorme lavoro di approfondimento alla base del piano ha convinto anche la consigliera di opposizione Monica Sgherri a dare voto favorevole: “ E’ un piano basato su un quadro cognitivo puntuale – ricorda l’esponente di Rifondazione – articolato su venti ambiti che valorizzano l’identità collettiva dei luoghi, fatta di paesaggio rurale, policentrismo degli insediamenti, bacini idrografici. Non sono stati posti vincoli decontestualizzati, con il rischio di una museificazione del territorio. Piuttosto è stata tutelata l’identità collettiva facendola vivere, guardando al futuro e non puntando a una fotografia statica dell’esistente”.

Soddisfatta, va da sé, l’assessore Marson: “Penso che il piano sia un significativo progetto per il futuro della Toscana. Il segnale di un diverso sviluppo possibile”. Quanto al nodo delle cave, nei 60 giorni per le osservazioni, prima dell’approvazione definitiva, la Rete guidata oggi da Chessa promette battaglia. Così come Sgherri: “Possibilità di scavare, ma con regole certe e non contrarie al piano: quindi che non si possano più cancellare, come avvenuto in passato, le creste dei monti, e no a nuove cave sopra i 1.200 metri. A tutela del lavoro c’era e c’è il mantenimento delle cave esistenti, con nuove regole fra cui l’obbiettivo della lavorazione in filiera corta del 50% del materiale estratto”.