Si celebra il Santo per antonomasia: frate Antonio spirò non lontano dalla casa di famiglia di Giancarlo Galan. In municipio si è appena insediato Massimo Bitonci, primo sindaco leghista eletto a furor di popolo. E la città archivia il ventennio di Flavio Zanonato (già sbarcato a Bruxelles), compulsando i verbali dell’inchiesta Mose che parla molto padovano…

Sono stati arrestati due commercialisti e un architetto, mentre crollava l’impalcatura dell’ingegner Giovanni Mazzacurati insieme ai “gioielli” imprenditoriali della famiglia Chiarotto. È così che il “sistema cannibale” della laguna si rivela più che radicato nella “zona grigia” di Padova: se stava per esaurirsi la concessione unica del Consorzio Venezia Nuova, si architettava già il project miliardario del nuovo ospedale della sbandierata eccellenza di via Giustiniani.

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Galan ha trascinato nel gorgo Danilo Turato per i restauri della villa sui Colli e il fiduciario Paolo Venuti che gestiva scatole cinesi, interessi composti e partite doppie fino in Croazia, Indonesia e San Marino. Ma è soprattutto nella piramide di vetrocemento di via Trieste, con i prestigiosi uffici che si specchiano nell’ansa del Piovego ai piedi del monumento-libro all’11 settembre firmato Libeskind, che si annidano i professionisti del trust parallelo che rogitano di conseguenza.

Un anno fa le perquisizioni sembravano soltanto fastidiose. Oggi i nuovi guai giudiziari di Francesco Giordano guastano il sonno in tanti palazzi, non solo della Padova bene. È il commercialista personale di Mazzacurati, sfiorato dalla “vecchia” Tangentopoli formato garofano craxiano. Revisore dei conti in Interporto e AcegasAps, ha provveduto a fondere i Magazzini Generali del Comune (infarciti di ciellini Doc) e avrebbe potuto replicare l’operazione con lo storico Conzorzio Zona Industriale. La moglie si era candidata nel 2009 a sostegno del sindaco Zanonato, mentre l’amica di famiglia è entrata in giunta fino a conquistare la delega-chiave dell’urbanistica.
Grazie a Giordano, scatta il link con le istituzioni padovane: obbiettivo il nuovo ospedale. È la vecchia idea dell’Associazione Antenore ispirata dagli ex Dc dorotei che si sono iscritti al Pdl. Lanciata il 21 giugno 2005 nella sala Rossini del Caffè Pedrocchi, viene coltivata anche dal sindaco Zanonato d’intesa con il presidente della Provincia Vittorio Casarin e con il rettore Vincenzo Milanesi. Ci lavora anche il dg dell’Azienda ospedaliera Adriano Cestrone (nominato da Galan con cui divide la passione per la Croazia): dipende burocraticamente da Giancarlo Ruscitti, segretario della sanità in Regione (anche lui in rapporti fraterni con la Compagnia delle Opere). Un ruolo se lo ritaglia Mario Acampora: professore del Bo, ex assessore socialista in Comune, politicamente vicino al gruppo Casarin.

Dopo un lustro, lo scenario del nuovo ospedale in project financing – che mobilita architetti e immobiliaristi – è riassunto nei verbali agli atti dell’inchiesta della Procura di Venezia. Primavera 2011, tavolo riservato al ristorante di lusso Le Calandre di Sarmeola. Lo chef Massimiliano Alajmo ha come ospiti Mazzacurati, Ruscitti, Giordano e Zanonato. Nell’intercettazione, Pio Savioli (l’uomo delle coop nel Consorzio Venezia Nuova) che sta per attovagliarsi con loro parla con Ruscitti che ha ottenuto un contratto di consulenza da 184 mila euro compilato dallo studio Giordano a beneficio di Mazzacurati. Ruscitti riferisce di avere un buon rapporto con Zanonato, ma preferisce sfumare i suoi legami con i costruttori “rossi”. Savioli replica: «Credo che l’ingegner Mazzacurati gli abbia già parlato…». Comunque, Ruscitti non smette di preoccuparsi del nuovo ospedale per conto degli stessi concessionari del Mose: «Padova è una delle poche parti del Veneto dove hanno concordato tutti: sia Zanonato che Galan che il rettore Giuseppe Zaccaria…».

In ballo, la scelta urbanistica dell’area: il Comune decide per quella vicina allo “stadio delle tangenti” ovvero 546.743 metri quadri suddivisi in 37 proprietà. Spiccano la società del gruppo Famila di Marcello Cestaro, Ca’ Ruspoli di Alessandro Borgherini, la particella intestata ad Antonio, Dario e Orielle Favaro, la grande porzione di Adelina Marcolin-Torre Gamma Srl. Finanziariamente, Mazzacurati si è rivolto a Palladio di Roberto Meneguzzo (fra i 35 arrestati) per un’operazione che sfiora i due miliardi nel “pacchetto” predisposto dalla società inglese Bovis Lend Lease.

In campo, tutta la squadra dei galaniani: dal presidente della Commissione Sanità Leonardo Padrin a Piergiorgio Baita, ancora al vertice della Mantovani Spa. Più Acampora che nell’auto con Savioli fa strategia politica bipartisan. E Ruscitti che intercettato in 19 gennaio 2011 fa rapporto così a Mazzacurati: «Ho fatto un po’ di giri con alcuni politici, che a loro volta mi invitano a farne altri, ma prima di cominciare a coinvolgere il presidente del consiglio regionale e altro volevo confrontarmi con lei».

Insomma, Padova succursale del Mose e terreno di conquista dei “cannibali”. Da vent’anni la capitale della sussidiarietà a Nord Est, perché holding e scarl cielline si intrecciano spesso con le coop emiliane. Padova, città della speranza con la Torre della ricerca che evoca altri incubi. Fin dentro palazzo del Bo’, accademicamente votato alla democrazia formato Gelmini e alla trasparenza da Prima Repubblica. Il nuovo Orto Botanico è il biglietto da visita per Expo 2015: lo ha costruito l’impresa Carron, che compare nelle 711 pagine della Procura veneziana in connessione con l’assessore regionale Renato Chisso (arrestato). Carron ha appena vinto il super-appalto da 25 milioni per la ristrutturazione del vecchio ospedale geriatrico come polo universitario dei corsi umanistici…