È il vero «garante» dell’Italia a Bruxelles, il ministro che governa conti e coperture, l’uomo della manovra economica sul filo del rasoio. Pier Carlo Padoan si presenta nell’aula di Montecitorio a reggere l’urto della gelata statistica sulla propaganda di Matteo Renzi. E scava subito la trincea in difesa dei 25 dossier di Carlo Cottarelli: «La revisione della spesa è e resta al centro della strategia del governo. È indispensabile per il raggiungimento degli obiettivi di crescita e della sostenibilità della finanza pubblica».

Altro che decalogo riformista dei mille giorni del premier. Il ministro dell’Economia va dritto al punto cruciale: Spending Review su un piatto e detrazioni sull’altro con la bilancia da tenere in equilibrio.

«Per consentire gli obiettivi di finanza pubblica la legge di stabilità del 2014 prevede che si proceda, con decreto del presidente del consiglio da emanarsi entro il 15 gennaio alla revisione delle agevolazioni e detrazioni fiscali in misura tale da garantire 3 miliardi nel 2015, sette nel 2016 e dieci dal 2017. Tale revisione non sarà tuttavia applicata qualora entro la data del 1 gennaio siano approvati provvedimenti che assicurino, in tutto o in parte, maggiori entrate o risparmi, da conseguire mediante interventi di razionalizzazione e di revisione della spesa» informa il ministro. Il pallottoliere governativo così è già a quota 20 miliardi “spalmati”; tuttavia, c’è chi teme che il quadro disegnato dall’Istat produca un contraccolpo concentrato nel 2015 almeno dello stesso ordine di grandezza.

Padoan si spende come può: «Le più recenti previsioni macro collocano nel 2015 ed oltre una fase di ripresa più decisa e sostenuta». Per ora, inevitabilmente l’Italia di Renzi sconta «crescita e inflazione contenute e inferiori alle attese».

Il ministro – costretto dai numeri, dal mercato e dai vertici Ue – cerca di guadagnare tempo: «È prematuro abbandonarsi a valutazioni sull’impatto degli 80 euro a soli tre mesi dall’introduzione. Per produrre effetti significativi sulle decisioni di spesa è un’intervento che deve essere credibile e permanente. Dunque, nella legge di stabilità bisognerà trovare le coperture strutturali».

Comunque, anche il ministro “europeo” del governo Renzi se la prende con i professori: «È sbagliato e fuorviante, come fanno molti commentatori, prendere in considerazione un quadro macroeconomico di pochi trimestri per valutare l’efficacia e l’impatto dell’azione di governo». Ma i tagli alla spesa pubblica sono ormai all’ordine del giorno. Con le “opzioni tecniche” di Cottarelli, ma con la decisione politica del governo. Conclusione di Padoan a Montecitorio: «La prossima legge di stabilità dovrà tener conto del contesto, europeo e non solo italiano, di crescita e di inflazione contenute e inferiori alle attese».

Bordata immediata con un twitter di Beppe Grillo: «L’Italia crolla, ma per Padoan va tutto bene». E sull’onda è già sintonizzato Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia: «Esoterica e incomprensibile» definisce l’informativa del ministro in aula. Il professore berlusconiano di economia punta l’indice senza pietà: «Il ministro non ha dato risposte alla gente che ha paura». Brunetta si rivela più che catastrofista e non molla la presa su Renzi: «Dobbiamo chiedere all’Università La Sapienza di affidare al premier una lectio magistralis dopo quella tenuta da Schettino…».
Tocca a Laura Puppato, senatrice Pd, difendere a spada tratta Padoan: «Il ministro ha detto una sacrosanta verità: è sbagliato valutare l’impatto dell’azione del governo in pochi trimestri. L’impatto reale degli 80 euro sui consumi potremo averlo, forse, alla fine dell’estate. Ma l’incremento di occupati a giugno che l’Istat fissa in più 78 mila rispetto a quelli di maggio fa comprendere come ci sia una seppur lenta risalita nel più rilevante campo del lavoro».

Ma Borsa, spread e altri “termometri” continuano a produrre segnali poco incoraggianti. E l’Europa non farà sconti alla fine del semestre tricolore…