La danza dei decimali condotta dall’ex governo Renzi non è servita. Le nuove stime sul Pil allo 0,9%, festeggiate come un successo di quel disastroso esecutivo, non incideranno sulla manovra straordinaria chiesta all’Italia dalla Commissione Europea per il 2017. Lo ha confermato il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan all’Eurogruppo di ieri a Bruxelles. Si resta a 3,4 miliardi, lo 0,2% in meno del deficit strutturale che ha spinto la Commissione a chiedere la manovra straordinaria. Il deficit strutturale passerà dall’1,6% del 2016 al 2% del 2017, secondo le stime macroeconomiche sul nostro paese. La situazione è nota dallo scorso autunno, con Renzi in carica. All’epoca fece finta di nulla per motivi elettorali: l’ex-premier e segretario del Pd puntava a non irretire un elettorato che invece lo ha sbattuto fuori da Palazzo Chigi il 4 dicembre. Il nuovo governo dovrà invece risolvere la grana. Il dissidio che oppone Roma a Bruxelles è sugli indicatori del Pil. La prima calcola la ricchezza in base al Pil potenziale; la seconda calcola invece il Pil reale, comprensivo dell’inflazione. Calcolando il Pil potenziale, secondo il ministero dell’Economia oggi il deficit strutturale sarebbe sotto controllo. Se, invece, calcolato in base al Pil reale, è fuori controllo. Imponendo la manovra da 3,4 miliardi, Bruxelles ha avuto ragione.

ORA IL GOVERNO GENTILONI trovare le risorse entro aprile, mentre il partito democratico è attraversato da scissioni che rendono difficili le scelte sulle misure da adottare. Ad esempio, quelle sul classico aumento delle accise sulla benzina. Per Renzi è un tabù: dovranno passare sul suo corpo per adottare un provvedimento a suo avviso impopolare. Tutt’al più ci sarà l’aumento su alcol e sigarette, sulle imposte di bollo o di registro. E poi l’ever-green della lotta all’evasione fiscale e soprattutto sui tagli alla spesa pubblica pari a 800-900 milioni di euro. Nelle due lettere inviate a Bruxelles da Padoan (1 e 7 febbraio) si punta a intervenire per i tre quarti sulle entrate e per un quarto sulle uscite. Nello specifico si pensa di intervenire sull’inversione contabile dell’Iva, il cosiddetto «split-payment». Misura dalla quale è difficile ottenere più di un miliardo, sempre che la commissione Ue l’accetti.

L’ALTRO CAPITOLO riguarda gli acquisti della Consip: nel 2016 aveva risparmiato 700 milioni in più rispetto al miliardo preventivato, una cifra che potrebbe trascinarsi in parte anche nel 2017. La leva è quella della centralizzazione degli acquisti per i ministeri. Questa strategia ha permesso di risparmiare nel 2015 fino al 48% per la telefonia mobile, fino al 55% per le stampanti, fino al 25% per i computer fissi e al 15% per i portatili. Si tratta di ottenere una cifra pari a 1,5 miliardi. I tecnici del ministero dell’economia starebbero anche valutando un intervento sui vincitori dei concorsi pubblici. Sembra che uno stop momentaneo potrebbe permettere di evitare un aumento delle accise temuto da Renzi. Ipotesi tutta da confermare, ma certo fa impressione immaginare di “congelare” persone che hanno passato una selezione, ad esempio nella scuola, per evitare l’aumento della benzina. Un testacoda pauroso che finirà per danneggiare tanto gli aventi diritto che il cittadino-automobilista.

SUL TAVOLO c’è anche l’ipotesi di tagliare i bonus fiscali in base al reddito. Si potrebbero ottenere così tra i 300 e i 500 milioni da aggiungere ai 300 milioni che il governo intende ottenere dall’aumento della tassazioni dei giochi. In discussione è anche il momento in cui fare la manovra. Considerate le incertezze politiche in cui naviga il governo Gentiloni non è ancora chiaro se le misure saranno inserite nel Documento di Economia e Finanza (Def) ad aprile o se alcune daranno adottate prima. È anche possibile l’adozione di un provvedimento diviso in due tranche. Per il momento il governo ha ottenuto un mese di rinvio. Il presidente dell’Eurogruppo Dijsselbloem ha rinviato la discussione sui conti al 20 marzo. Se nel frattempo la manovra non avrà acquisito un profilo credibili per i custodi dell’austerità i ministri dell’Eurozona potrebbero decidere per la procedura d’infrazione.

PADOAN non ritiene che prima del rapporto della Commissione sul debito italiano atteso per domani arriveranno grosse novità sull’aggiustamento richiesto. L’appuntamento non sembra promettere buone nuove per l’Italia. Il rapporto non farà sconti anche se forse non porterà a una procedura d’infrazione. Il commissario agli affari economici Pierre Moscovici, che ieri ha incontrato Padoan all’Eurogruppo, ha assicurato che il negoziato Ue-Italia va avanti «per arrivare ad una soluzione comune».