Se ne stava seduto su una piccola valigia, tenendo un cartello in mano: «please, prendetevi cura di quest’orso». Lui è Paddington, il cucciolo plantigrado più celebre del mondo, personaggio che ha accompagnato le giornate (e le notti) e di milioni di bambini, e che dalle pagine di Michael Bond è emigrato in tv e al cinema, senza perdere la sua verve né l’amatissimo barattolo di marmellata. È un orfano, arrivato dal Perù dopo che un terremoto ha devastato la sua «infanzia». La zia Lucy l’ha nascosto su un nave diretta in Inghilterra per offrirgli una chance. Sarà adottato dalla famiglia Brown e comincerà così la sua nuova lunga vita, lasciando dietro di sé una statua-monumento nella prima stazione di Londra che lo accolse e da cui prese il nome, non avendone altri a disposizione. Lo scrittore Michael Bond, padre putativo dell’orsetto, è morto all’età di 91 anni il 27 giugno scorso. Raccontava sempre – lui che all’inizio lavorava alla Bbc come cameraman, dilettandosi nelle sceneggiature di pièces teatrali – di aver avuto l’idea mentre cercava, nei negozi intorno a Paddington Station, un regalo per la moglie. Vide un pupazzo di peluche abbandonato (quelli in cui si infila la mano per animarli): gli mise una gran malinconia, ma gli accese anche la scintilla della scrittura. Era il 1956.

Paddington è nato così, da un giocattolo reietto e da dieci furiosi giorni di tasti della macchina da scrivere spremuti, in piccolo appartamento situato a Portobello Road. Non solo: quel personaggio somigliava tantissimo ai bambini della guerra che l’autore aveva visto, soli, aggirarsi su marciapiedi e binari con cartelli al collo per indicavare la loro identità e in mano piccoli pacchetti contenenti le loro poche cose.

Ben sette editori rifiutarono il libro di Bond – A Bear Called Paddington – fino a quando Collins si decise a pagare 75 sterline per il manoscritto, che poi fece uscire nel 1958 con le felicissime illustrazioni in inchiostro di Peggy Fortnum. Lei, scomparsa l’anno scorso all’età di 96 anni, aveva passato intere mattinate allo zoo di Londra a osservare gli orsi, per rendere il più possibile convincente il suo personaggio. «Non conoscevo bene l’anatomia né come quegli animali usassero le loro zampe…». In Italia, le avventure dell’orsetto inglese arrivarono con Vallecchi editore (e naturalmente con l’occhio vigile di Donatella Ziliotto, che ne curò anche la traduzione) nel 1962. Poi, sarà la collana Criceti di Salani a prendersi carico di Paddington.

Bond, che produsse circa 150 libri dedicati alla sua creatura (che oggi vengono letti in circa 40 lingue), divenne in un batter d’occhio un autore molto prolifico. Sua anche la saga Olga the Polga, ispirata all’affetto per i maialini della Guinea che allevava in casa: il carattere della stessa Olga sarebbe stato ritagliato su quello reale del suo sesto maialino. E poi ci sono le storie del detective francese Monsieur Pamplemousse con il cane parlante, Pommes frites.