Attaccata dalla Linke contraria alla guerra come dai Verdi tornati al pacifismo, pressata dai liberali che sgomitano per partecipare ai raid anglo-francesi, e con il solo soccorso degli alleati Spd: gli unici a sposare la sua linea. Dopo il bombardamento di Damasco, la cancelliera Angela Merkel si ritrova assediata nel castello delle sue dichiarazioni democristiane.

Di sicuro «la Germania non parteciperà alle operazioni», come va ripetendo da giovedì; altrettanto certamente però la guerra è «necessaria e appropriata» e la Grande coalizione «sostiene coloro che si sono assunti la responsabilità da membri permanenti dell’Onu», come garantiva ieri.

Combacia con la posizione dei socialdemocratici certificata dal ministro degli Esteri Heiko Maas (appena tornato da Israele e Giordania) convinto che «gli strike sono la misura giusta contro un regime che usa armi chimiche contro i civili».

Sillogismo poco convincente per l’opposizione in Parlamento. La prima a contestarlo è la co-presidente dei Verdi, Anna Baerbock, che smonta così gli argomenti del governo: «L’obiettivo non può essere la vendetta, ma solo salvare vite umane», spiega la neo-leader dei Grünen, impegnata a riportare i “realisti” del partito sui binari della pace.

«Un’ulteriore escalation militare è un errore», aggiunge facendo appello alla “ministra” degli Esteri Ue Federica Mogherini per «una strategia europea sul conflitto» e invitando Merkel a chiedere una sessione straordinaria del Consiglio di Sicurezza Onu, dove la Germania immagina di sedersi con il seggio temporaneo già quest’estate.

Un «posto al sole» tra le grandi potenze da barattare con l’appoggio condizionato alla guerra; uno scambio basato sulla «violazione del diritto internazionale» ben riassunto dalla leader Linke, Sahra Wagenknecht, che ricorda come «per attaccare non si è neppure attesa l’indagine degli ispettori internazionali».

L’opposto di ciò che sostiene il responsabile esteri di Fdp Alexander Lambsdorff, rammaricato: «Non è giusto escludere a priori il coinvolgimento dei soldati tedeschi in Siria: i nostri alleati potrebbero averne bisogno».