Martedì dopo l’ennesimo incontro a Minsk tra le delegazioni diplomatiche russe e ucraine è stata finalmente firmata dalle due parti la cosiddetta «Formula Steinmeier» per giungere alla implementazione degli accordi di pace di Minsk per il Donbass.

UNA PROPOSTA IDEATA nel 2015 dall’allora ministro degli esteri tedesco Frank-Walter Steinmeier che prevede un percorso di pace a più fasi.
Prima dovrebbero esserci le elezioni a Lugansk e Donetsk sotto controllo Osce a cui seguirebbe una riforma costituzionale votata dalla Rada sull’autonomia delle due regioni e infine l’eliminazione parziale delle sanzioni alla Russia.

Zelensky nel presentare la proposta all’opinione pubblica del suo paese ha sostenuto che «non ci sarà alcun cedimento e non ci sarà alcuna amnistia» per i combattenti delle repubbliche ribelli. Ma si tratta evidentemente solo di una cortina fumogena per addolcire la pillola di una reintegrazione delle due regioni definita dallo stesso presidente ucraino «un compromesso accettabile» e non certo una squillante vittoria diplomatica per la sua amministrazione.

L’EX ATTORE avrebbe già in testa una road map ultra accelerata verso la pace. Zelensky vorrebbe una riunione del Formato Normandia (composto da Russia, Ucraina, Francia e Germania) entro i primi di novembre, lo scambio di tutti i restanti prigionieri tra repubbliche popolari e Ucraina prima di Natale e le elezioni a Donetsk e Lugansk a inizio 2020.

Poi in occasione del 75esimo anniversario della fine della seconda guerra mondiale quando Macron incontrerà Putin a Mosca sarebbe annunciato l’alleviamento delle sanzioni e delle contro-sanzioni. Dalla fase finale della trattativa in questo schema ne resterebbe esclusi proprio gli Usa che punterebbero tutto sui vantaggi derivanti dal futuro business nel settore agro-alimentare nel paese slavo. Un via libera già concordato nei colloqui telefonici tra Putin e Trump che, notizia di ieri, il presidente russo «non sarebbe contrario a pubblicare». Ma non sarà assolutamente facile per Zelensky portare a casa un risultato che sembra a portata di mano.

GIÀ L’ALTRO IERI SERA A KIEV i gruppi dell’estrema destra si sono riuniti in piazza Maidan per affermare la loro opposizione a quella che definiscono una «capitolazione». Il leader del gruppo neofascista Nazkorps Andrey Biletsky, ha dichiarato sulla sua pagina Facebook di voler condurre «una lotta perpetua contro la resa». «Firmare la formula di Steinmeier significa in realtà federalizzare il paese, significa che l’Ucraina stessa legittimerà le enclavi territoriali filo-russe sul proprio territorio.

Zelensky ha tradito 16 mila ucraini che sono morti sul fronte e noi patrioti, e noi veterani dichiariamo una guerra senza quartiere contro questa disfatta fatta passare come pace» ha sostenuto Biletsky.

PRAVY SEKTOR, un’altra formazione di estrema destra, ha promesso di portare in piazza i suoi militanti sabato. Nel frattempo organizza dei picchetti davanti alla Rada, il parlamento ucraino, dove la discussione sulla fuoriuscita dalla guerra si è fatta immediatamente accesa. L’ex presidente Petro Poroshenko, ora alla testa del gruppo parlamentare Solidarietà europea, ritiene che l’attuale governo ucraino non capisca le possibili conseguenze dell’adozione di un testo sull’attuazione della «formula Steinmeier». «Oggi i deputati di Servire il popolo stessi (il partito di Zelensky) nei loro discorsi hanno ammesso che questa non è la «formula di Steinmeier ma la formula russa…» ha affermato Poroshenko. Oppositrice decisa all’accordo anche l’intramontabile Yulia Timoshenko che promette barricate in parlamento quando l’accordo dovrà essere ratificato.

MA NEPPURE I GOVERNI delle repubbliche autoproclamate di Lugansk e Donetsk sembrano essere contenti. Putin ha fatto capire che i loro sogni di secessione dovranno essere riposti nel cassetto ma i «ribelli» stanno cercando ogni appiglio per frenare gli accordi di pace. Secondo Daria Morozova che partecipa per Donetsk alle trattative «Kiev starebbe impedendo di arrivare allo scambio di tutti i detenuti e non vorrebbe concedere alcuna amnistia per i combattenti condannati in contumacia».