Più di 24 ore di confronto per riuscire a ridurre i settori «essenziali» allargati a dismisura dal pressing di Confindustria domenica. Cgil, Cisl e Uil ieri pomeriggio hanno ottenuto «risultati importanti» per tenere a casa il maggior numero di lavoratori in queste giornate decisive nella battaglia al Covid19.

Il tutto rafforzato dal riuscito sciopero generale dei metalmeccanici di Lombardia e Lazio, confermato martedì sera e che in Lombardia ha avuto un’adesione «tra il 60 e il 90 per cento».
«Abbiamo rivisitato l’elenco delle attività produttive indispensabili, in modo da garantire la sicurezza dei lavoratori – commentano soddisfatte Cgil, Cisl e Uil in una nota unitaria – . È stato tolto dall’elenco tutto ciò che non era essenziale, ora in tutti i luoghi di lavoro dovrà essere rigorosamente adottato il Protocollo sulla sicurezza».

NELLO SPECIFICO SARÀ – ieri sera circolava una bozza – un Decreto ministeriale firmato da Patuanelli per il Mise «sentito il ministero dell’Economia» – e quindi il ministro Gualtieri – a ridurre il numero di settori. Per effetto dell’intesa scompaiono complessivamente 6 voci e 22 codici Ateco: articoli in gomma (pneumatici); la produzione di carta da parati; la produzione di spaghi; la produzione di macchine agricole; quella di macchine alimentari; e il commercio all’ingrosso dei mezzi di trasporto. In più vengono circoscritte la fabbricazione di prodotti chimici – fuori i coloranti, fiammiferi, articoli esplosivi – e di articoli in materie plastiche – come parti per le calzature e oggetti per l’ufficio o la scuola – (i cui lavoratori ieri hanno scioperato coperti da Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec), più la riparazione e manutenzione, installazione di macchine e apparecchiature con diverse esclusioni a partire da – finalmente – armi e munizioni, in più casseforti, porte blindate, giostre, ma anche di aeromobili e veicoli spaziali e di materiale rotabile. Per l’ingegneria civile sì alle opere di pubblica utilità con alcune esclusioni come la costruzione di opere sportive, idrauliche e chimiche.

Previste anche forti restrizioni per alcuni settori: call center (chiusi gli outbound che fanno offerte non richieste), ingegneria civile, produzione di plastiche e produzione di carta. Nell’elenco vengono inserite anche voci nuove: agenzie del lavoro; produzione di pile, batterie o accumulatori elettrici; della produzione di vetro cavo per il contenimento degli alimenti; della produzione di imballaggi metallici ma anche delle attività di sostegno alle imprese e della consegna a domicilio. Il numero di attività paradossalmente sale da 80 a 82, ma le cancellazioni e limitazioni dovrebbero ridurre di alcuni milioni il numero di lavoratori «indispensabili» rispetto ai 12 milioni stimati martedì.

QUANTO AL FAMIGERATO COMMA d del Dpcm di domenica che rendeva possibile ad ogni azienda rimanere aperta previa comunicazione al prefetto, sarà una circolare o una direttiva del ministero dell’Interno guidato Luciana Lamorgese a prevedere il necessario coinvolgimento e benestare dei sindacati alla deroga per poter aprire l’azienda.
Infine il ministro della Difesa Lorenzo Guerini ha dato assicurazioni sulla riduzione delle attività dell’industria bellica e della difesa, così come per il settore aerospazio, comparto in gran parte fatto di aziende pubbliche come Leonardo.

«È un risultato importante, perché abbiamo ridotto il numero di persone che dovrà andare a lavorare e abbiamo chiarito quelli che sono i settori essenziali e non è le produzioni che invece, in questo momento, è utile sospendere per la salute e la sicurezza di tutti», commenta Maurizio Landini.

«L’accordo è una buona notizia, i codici Ateco sono stati ricondotti alle attività essenziali: questo consente di non mettere in contrapposizione tutela della salute dei lavoratori e attività produttive, ora il Protocollo di dieci giorni fa prende forza e deve trovare piena applicazione: la salute viene prima di tutto», commenta Cesare Damiano, che da ministro nel 2008 varò il Testo unico su Salute e sicurezza sul lavoro.

IERI È STATO POI SOTTOSCRITTO un altro importante Protocollo: quello sulla «Prevenzione e sicurezza dei lavoratori della sanità», colpiti e in prima linea nel contrasto alla pandemia. Nel testo sottoscritto dal ministro Roberto Speranza e da Cgil, Cisl e Uil «oltre alle più rigorose precauzioni di profilassi per medici, professionisti sanitari e tutti gli operatori della sanità, inclusi i servizi ambulatoriali e del territorio, si prevede l’istituzione di un Comitato Nazionale con i sindacati per il continuo monitoraggio della situazione». «Particolare attenzione alla necessità di fornire agli operatori gli adeguati dispositivi di protezione individuale e assicurare a tutto il personale esposto l’effettuazione dei fondamentali test diagnostici, prevedendo anche la loro ripetizione nel tempo».