Finora sono sei i pacchetti, contenenti sostanze infiammabili che si attivano quando qualcuno tira inavvertitamente un filo, recapitati negli ultimi giorni a due esponenti del governo e ad alcune istituzioni, locali o straniere, in Spagna.
Mercoledì la prima busta ha leggermente ustionato le mani di un addetto ucraino alla sicurezza dell’ambasciata di Kiev a Madrid; l’artefatto artigianale era destinato al rappresentante diplomatico di Kiev a Madrid, Sergei Pohoreltsev, e secondo la polizia scientifica spagnola conteneva «materiale pirotecnico in grado di produrre una fiammata». Il vigilante della sede diplomatica lo avrebbe incautamente aperto senza prima passarlo allo scanner.

L’Audiencia Nacional di Madrid non ha fatto in tempo ad aprire un’inchiesta che un’altra busta è arrivata alla direzione della fabbrica di armi Instalaza a Saragozza; insospettiti dal suo aspetto, però, gli impiegati hanno allertato gli artificieri della Polizia Nazionale (i Tedax) che hanno provveduto a un’esplosione controllata.

NELLA NOTTE tra mercoledì e giovedì, poi, gli addetti alla sicurezza del Centro Satellitare dell’Ue, incluso nella Base Militare Aerea di Torrejón de Ardoz vicino a Madrid – utilizzata dalla Spagna e dalla Nato – hanno intercettato un terzo pacchetto sospetto. Poi il ministero degli Interni ha reso noto che lo scorso 24 novembre era stata bloccata una busta indirizzata al presidente del governo, il socialista Pedro Sánchez, proprio mentre fonti del ministero della Difesa informavano dell’invio di un quinto plico incendiario – trattato anche in questo caso dagli artificieri del Tedax – alla titolare del dicastero Margarita Robles.
L’ultima spedizione sarebbe stata invece intercettata, ieri intorno a mezzogiorno, dagli addetti alla sicurezza dell’ambasciata degli Stati uniti a Madrid.

La magistratura incaricata delle indagini centellina le informazioni e finora i dettagli filtrati sono pochi. Salta agli occhi che i plichi hanno preso di mira entità legate al conflitto in Ucraina e in particolare al sostegno militare spagnolo al paese invaso dalla Russia a febbraio. A marzo la Moncloa decise l’invio a Kiev di 1370 lanciagranate C-90 e Alcotàn prodotte proprio dalla fabbrica di armi aragonese presa di mira mercoledì sera, di cui l’ex ministro della Difesa del Partito Popolare, Pedro Morenés, è stato consigliere d’amministrazione fino al 2009 e poi rappresentante fino al 2011.

SECONDO IL SEGRETARIO di stato alla Sicurezza di Madrid, Rafael Pérez, tutti i pacchetti incendiari sarebbero stati presumibilmente spediti per posta ordinaria da una stessa località dell’interno della Spagna; secondo varie fonti, la grafia con cui sono stati scritti gli indirizzi sulle diverse buste di cartoncino marrone sarebbe la stessa.
«Non credo che la situazione sia così grave da richiedere l’innalzamento del livello dell’allarme antiterrorismo» (che comunque dal 2015 è fisso sul quarto step dei cinque totali) ha dichiarato lo stesso Pérez ai media. Comunque il ministero degli Interni ha disposto l’aumento della vigilanza delle sedi istituzionali e politiche a rischio.

«QUALSIASI MINACCIA o atto terroristico, ancor più se diretto contro un missione diplomatica, sono totalmente riprovevoli» ha scritto l’Ambasciata di Mosca a Madrid in un breve comunicato, condannando l’invio dei plichi incendiari.
Invece da Odessa (Ucraina) la Ministra della Difesa Robles ha assicurato: «Nessuna lettera o azione violenta cambierà l’impegno chiaro e fermo della Spagna e dei paesi della Nato e dell’Ue quando si tratta di sostenere l’Ucraina, che difende una giusta causa».