Il gup del tribunale di Roma Elvira Tamburelli ha rinviato a giudizio 17 presunti appartenenti alla cosiddetta P3. A processo anche il faccendiere Flavio Carboni, ritenuto il capo dell’associazione segreta, e il governatore della Sardegna Ugo Cappellacci. Le accuse sono quella di aver violato la legge Anselmi che vieta la creazione di società segrete, nonché di associazione a delinquere: attraverso la P3 si sarebbe dato vita a «una serie indeterminata di delitti finalizzata a condizionare il funzionamento degli organi costituzionali». Questa tranche dell’inchiesta riguarda in particolare presunti illeciti legati al business dell’eolico e alla bonifica di zone inquinate della Sardegna.

Secondo l’accusa Carboni si sarebbe mosso per collocare suoi uomini nella struttura creata intorno al business delle rinnovabili. I componenti della P3 si sarebbero anche adoperati per «influenzare la decisione della Consulta nel giudizio sul lodo Alfano». Inoltre «intervenivano ripetutamente sul vicepresidente del Csm (all’epoca Nicola Mancino), sui componenti del Csm per indirizzare la scelta dei candidati e incarichi direttivi». La Procura contesta poi interventi sui magistrati di Cassazione per «una conclusione favorevole alla parte privata di cause pendenti sia di natura civile (lodo Mondadori) che penale» come «il ricorso contro la misura cautelare disposta dalla magistratura napoletana nei confronti dell’ex deputato Nicola Cosentino». Il processo è stato fissato per il 9 aprile.

Rinviati a giudizio anche il giudice tributario Pasquale Lombardi, l’imprenditore Arcangelo Martino e l’ex primo presidente della Cassazione Vincenzo Carbone, accusato di di corruzione. Tra gli altri reati contestati, corruzione, abuso d’ufficio, illecito finanziamento dei partiti e diffamazione. Nel vertice della P3 sarebbero stati coinvolti anche Denis Verdini e Marcello Dell’Utri. La posizione dei due e quella di Cosentino (accusato di concorso in diffamazione per i falsi dossier contro Stefano Caldoro) è stata stralciata a metà ottobre, in attesa della risposta del parlamento sulla richiesta di poter utilizzare alcune intercettazioni telefoniche.