Il caso legale, specialmente in Francia, è noto: il rinvio a giudizio del prete Bernard Preynat per aver molestato oltre 70 minori e il processo al cardinale Philippe Barbarin per aver coperto quei crimini. Per questo François Ozon, che sulla vicenda ha basato il suo Graçe à Dieu, spiega che a interessarlo non è tanto l’aspetto giudiziario: «Volevo raccontare la storia dal punto di vista delle vittime, concentrarmi sull’impatto che sollevare il maligno dell’omertà ha avuto sulle loro vite e sulle loro famiglie. A partire da una storia specifica ne ho raccontata una universale, che potrebbe aver luogo in qualunque parte del mondo».

TUTTO ha avuto inizio, racconta, quando: «Su internet mi sono imbattuto nel sito dell’associazione delle vittime di Preynat: La parole libéréé». Protagonisti del film sono proprio tre uomini che hanno contribuito alla nascita dell’associazione, a partire da Alexandre, il primo a depositare una denuncia contro il prete – per i crimini commessi contro di lui però è già scattata la prescrizione. «Per le vittime – dice Ozon – è difficile parlare. Per molti, come nel caso di Alexandre, la necessità di affrontare il passato emerge quando i figli raggiungono la stessa età che avevano loro quando sono stati molestati». Ma è anche «grazie» al caso Preynat che in Francia le leggi sono cambiate: «Prima la prescrizione scattava dopo 20 anni, da agosto 2018 sono diventati 30». Inizialmente l’intenzione era di fare un documentario: «Ho lavorato quasi come un giornalista, incontrando tutte le vittime, i genitori, le famiglie. Ma molto presto ho capito che sarebbe stato troppo doloroso ripetere quei racconti così intimi davanti alla macchina da presa».

I FATTI sono accaduti a Lione, ma: «Lì sono stati girati solo gli esterni: è una città molto cattolica e sapevamo che avremmo avuto dei problemi, mentre noi volevamo raccontare questa storia con la massima libertà». I problemi non sono comunque mancati, come spiega il produttore Eric Altmayer: «Per esempio Canal + non ha voluto finanziare il film, nonostante abbia partecipato a tutti i lavori precedenti di Ozon».
Per quanto ci tenga a sottolineare che Grace à Dieu non ha nessun interesse a influenzare il processo in corso, Ozon si augura che il suo film possa avere una qualche «utilità», specialmente per quanto riguarda la consapevolezza sugli abusi sessuali: «E non solo nella chiesa ma anche in famiglia, dove avviene l’80% degli abusi. La famiglia stessa dopotutto può essere vista come una struttura di potere».