Otto quesiti che potranno essere oggetto di altrettanti referendum sono stati pubblicati nella Gazzetta Ufficiale del 17 luglio 2015. Riguardano alcune tra le più rilevanti scelte compiute dal governo nell’ultimo anno. Quelle maggiormente avversate dall’opposizione e (salvi i frequenti ripensamenti alla vigilia del voto) da una parte dello stesso Pd: l’Italicum, lo Sblocca Italia e la politica delle trivellazioni e delle grandi opere, il Jobs Act e la legge sulla scuola.

L’operazione ha preso avvio oltre due mesi prima, il 13 maggio, in un seminario sulle riforme costituzionali ed elettorali, durante il quale, con Pippo Civati, appena uscito dal Pd in occasione del voto finale sull’Italicum, avanzammo alcune proposte abrogative dello stesso: da quella sui capilista bloccati e le candidature plurime ad altre più ampie, fino a valutare perfino l’abrogazione totale.

Quest’ultima, che figura poi tra i quesiti depositati in Cassazione, sembra in effetti resistere alla giurisprudenza della Corte costituzionale in base alla quale un referendum su un’intera legge elettorale è inammissibile in quanto deve esservi in ogni momento una legge che consenta la rinnovazione delle Camere. Infatti, l’Italicum troverà applicazione – per la sola Camera dei deputati –dal 1° luglio 2016, data alla quale, però la stessa legge potrebbe essere stata abrogata dai cittadini, rimanendo applicabile quella che lo è oggi, il Consultellum, in attesa di un sistema che restituisca agli elettori la reale possibilità di scegliere gli eletti e di favorire la formazione di una maggioranza di governo.

Successivamente, Pippo Civati ha portato avanti un lavoro di tessitura dei quesiti attraverso il coinvolgimento di esperti e la sottoposizione all’attenzione di elettori, associazioni, gruppi e movimenti politici. In tema di riconversione ecologica dell’economia, ad esempio, Green Italia ha dato il suo determinante contributo, ma il pacchetto ha visto l’adesione anche di esponenti di Critica liberale e la partecipazione, per il quesito sulla scuola, di molti insegnanti.

Altri soggetti stanno ancora valutando e la loro adesione sarà certamente preziosa per procedere nella raccolta delle cinquecentomila sottoscrizioni che, avviata da pochi giorni, dovrà concludersi – per poter svolgere il referendum nel 2016 – entro il 30 settembre.

Attraverso i referendum – sui quali non si vota dal 2011, quando pure ebbero sicuro successo dal punto di vista della partecipazione – i cittadini potrebbero intervenire direttamente su questioni sulle quali non si sono mai potuti esprimere. Le scelte compiute da questo Parlamento, infatti, non corrispondono a nessun programma elettorale e anzi sembrano spesso allontanarsi da quello di chi ha poi ottenuto la maggioranza relativa.
Il referendum ha proprio lo scopo di consentire ai cittadini, partendo dalla loro stessa iniziativa, di esprimersi con chiarezza, di poter cassare o correggere le scelte dei propri rappresentanti.

E questo, appunto, tanto più di fronte a un Parlamento che, eletto in base a una legge elettorale dichiarata incostituzionale, e rimasto in carica solo grazie al principio di continuità degli organi costituzionali, ha preteso di mettere mano a molte riforme (perfino costituzionali), mai sottoposte agli elettori, grazie a una maggioranza in continua trasformazione.