Ha trascorso la notte nel carcere di Matamoros, l’ex presidente guatemalteco Otto Pérez Molina. Il suo avvocato era convinto che, qualora si fosse presentato al magistrato (che ne aveva chiesto l’arresto) per dichiarare la propria disponibilità a collaborare, non sarebbe finito in manette. Invece, al termine dell’udienza, il giudice Miguel Angel Galvez ha ordinato che venisse portato in carcere per evitare «il pericolo di fuga».

Fuori dal tribunale, una folla di indignados gridava intanto: «Sì, se pudo!» (sì, si è potuto). Molina si è dimesso dopo che il Congresso gli ha tolto l’immunità parlamentare, consentendo alla magistratura di procedere nei suoi confronti: per associazione a delinquere e corruzione, nell’ambito della megatruffa denominata La Linea.

Un’inchiesta che ha già portato in carcere una quarantina di persone e la ex vicepresidente Roxana Baldetti. Al posto di Molina è stato nominato il vicepresidente che stava sostituendo Baldetti, Alejandro Maldonado. Resterà in carica fino a gennaio 2016. Domani si svolgono le elezioni presidenziali. Secondo i sondaggi, nessuno dei 14 candidati otterrà il 50% al primo turno. Il secondo si svolgerà il 25 ottobre