Prende il via oggi a Torre Pellice, «capitale» delle valli valdesi piemontesi, con un culto guidato dalla pastora Maria Bonafede – fino allo scorso anno prima donna moderatora della Tavola valdese -, il Sinodo delle Chiese metodiste e valdesi. Si tratta del massimo organo decisionale della storica minoranza cristiana, che in Italia conta 30mila fedeli, regolato secondo criteri di democrazia e parità: 180 «deputati» – 90 pastori e 90 laici, con molte donne – che si riuniscono per discutere e deliberare su questioni di carattere sia ecclesiale sia sociopolitico, senza una gerarchia che decide per tutti. I temi all’ordine del giorno – verranno resi noti solo domani mattina dalla Commissione d’esame del Sinodo – si annunciano importanti ma anche controversi: oltre alla vita delle Chiese, i diritti civili – il giorno 26 è prevista la presenza della ministra per l’Integrazione Cécile Kyenge -, la crisi economica, lo smantellamento dello stato sociale, le famiglie, l’omofobia, la violenza contro le donne, peraltro al centro della campagna di quest’anno per la destinazione dell’otto per mille ai valdesi, che finanziano diversi progetti per la parità e il contrasto alla violenza di genere. Particolarmente delicata la questione delle «famiglie plurali». Nel 2010, con un sostanziale via libera del Sinodo, ci furono le benedizioni delle prime coppie omosessuali: iniziò la Chiesa valdese di Trapani, seguì Milano. Una «bomba» che innescò il dibattito. Al Sinodo dello scorso anno venne elaborato un documento con un primo riconoscimento delle famiglie non tradizionali: coniugate e conviventi, eterosessuali e omosessuali. Ora, dopo una riflessione che si è allargata anche alle comunità locali, dove le opinioni sono varie e non sempre concordi, la discussione riprenderà, sulla base di un nuovo documento che analizza le «nuove famiglie» e le questioni del «genere». «L’obiettivo, graduale, è quello di arrivare entro il 2017, cinquecentenario della Riforma protestante, ad una posizione condivisa da tutta la Chiesa valdese», spiega il pastore Paolo Ribet. Altro tema «caldo» sarà quello dell’otto per mille, soprattutto perché, da quest’anno, anche i valdesi partecipano all’attribuzione delle quote non espresse (quelle che non vengono destinate, perché il contribuente non firma né per lo Stato né per una confessione religiose, e che sono ripartite fra tutti in proporzione alle firme ottenute). Un meccanismo che finora ha premiato soprattutto la Chiesa cattolica – che nel 2013 ha raccolto l’82% di firme e oltre 1 miliardo di euro -, ma che da quest’anno inciderà in maniera significativa anche sul bilancio dei valdesi, che triplicheranno le loro entrate, raggiungendo quota 37 milioni. Sarà necessario fare una riflessione approfondita – auspica il pastore Eugenio Bernardini, moderatore della Tavola valdese, l’organo esecutivo della Chiesa – che non escluda, per esempio, «una riduzione dall’otto al sette o sei per mille o l’abolizione della ripartizione delle quote non espresse».