È sempre di più la Lega il partito coinvolto nello scandalo dei bonus da 600 euro per le partire Iva chiesto da parlamentari e consiglieri regionali. Dopo le due sospensioni dei deputati Andrea Dara e Elena Murelli, ieri è arrivata una valanga di sospensioni e di annunci di mancate candidature per consiglieri regionali. Il caso più eclatante è sicuramente in Veneto dopo l’ex vice presidente e assessore al Bilancio di Zaia – Gianluca Forcolin – non sarà ricandidato alle imminenti regionali assieme ai consiglieri Riccardo Barisan e Alessandro Montagnoli. Poi ci sono due consiglieri in Piemonte – Matteo Gagliasso e Claudio Leone – uno in Emilia-Romagna – Stefano BArgi – uno in Liguria – Alessandro Puggioni – e uno in Lombardia – Alex Galizzi. Ben otto.

Insieme a loro ieri è spuntato anche un nome grosso di Fratelli d’Italia: l’ex sindaco di Amatrice Sergio Pirozzi che ha spiegato: «Il bonus lo ha preso mia moglie, edicolante ad Amatrice». In Piemonte c’è anche il dem Diego Sarno.

Ieri sera è stato lo stesso reggente del M5S Vito Crimi a far conoscere il nome del deputato grillino che ha chiesto e ottenuto il bonus. È Marco Rizzone, imprenditore ligure, componente della commissione di inchiesta sulle banche. Crimi lo ha deferito ai probiviri del Movimento chiedendone «la sospensione immediata».

In ogni caso i nomi dei parlamentari (compresi quelli di chi ha chiesto ma non ottenuto il bonus) dovrebbe farli oggi alle 12 il presidente dell’Inps Pasquale Tridico durante l’audizione davanti all’ufficio di presidenza della commissione Lavoro della camera, allargata ad un membro per gruppo parlamentare. Dopo le polemiche sulla modalità, in serata la neo presidente della commissione Debora Serracchiani ha precisato che l’audizione sarà trasmessa via web dal sito della Camera, garantendo la trasparenza chiesta dal presidente Fico e da tutti i gruppi.

Mentre Salvini, che cerca disperatamente di arginare l’onda dello scandalo distraendo l’attenzione, è spalleggiato dall’opposizione e da Italia Viva (con Teresa Bellanova) nel chiedere le dimissioni di Tridico per la fuga di notizie – che sarebbe uscita dal M5s per rafforzare la campagna sul taglio dei parlamentari – e la gestione dell’istituto, il presidente dell’Inps prepara il suo intervento. Che partirà chiarendo i criteri previsti dal decreto di marzo sull’erogazione del bonus che hanno permesso ad alcuni parlamentari di ottenere il bonus – non erano previsti limiti di reddito ma era richiesta la partita Iva e l’iscrizione a determinate gestioni previdenziali – e sui controlli effettuati dal dipartimento anti frode dell’Inps guidato da Antonello Crudo.

A quel punto partirà il fuoco di fila delle domande sulla gestione dei dati, corroborate dall’istruttoria aperta sul tema dallo Garante della privacy mercoledì. La linea di Tridico sarà quella di riaffermare la legittimità dei controlli e di negare il suo coinvolgimento nella fuga di notizie. Possibile poi che il presidente dell’Inps citi anche l’Agenzia delle Entrate come altro ente a conoscenza dei nominativi.