L’arte è una difesa dell’umano contro la bestialità. È quel che pensava Fernanda Wittgens, la direttrice della Pinacoteca di Brera, una delle prime donne a ricoprire – era il 1940 – un incarico così importante e alla quale si deve ancora oggi la sopravvivenza del museo stesso. Fu proprio lei, infatti, a ordinare lo sgombero delle opere durante la guerra e a scortare personalmente i capolavori in luoghi più sicuri. Il suo fu un atto salvifico: il «trasloco» si concluse nel giugno del ’43 e nella notte a cavallo tra il 7 e l’8 agosto del medesimo anno, Brera fu bombardata. La stessa solerzia, Wittgens (la sua vita è raccontata nel bel libro Skira, a cura di Giovanna Ginex) la usò verso le persone, i perseguitati dal regime fascista e pagò col carcere, tradita da un delatore. Non si perse d’animo e, una volta uscita, a conflitto ormai archiviato, riaprì la Pinacoteca affidandole un nuovo ruolo: rappresentare una sorta di agorà, essere un «museo vivente». Non a caso la moderna caffetteria, luogo di sosta, incontri e riflessioni in libertà, è a lei dedicata.

Per ricordare quella storia preziosa e insieme varcare la soglia di una delle più belle «gallerie» d’Italia, oggi, alle ore 21.15, andrà in onda la prima puntata della nuova produzione Sky Original, in esclusiva su Sky Arte. Una «serie» immaginata come un tributo alle più grandi istituzioni museali italiane: si comincerà con la Pinacoteca di Brera, per poi proseguire con il Bargello, le Gallerie Barberini Corsini, il Parco archeologico di Ercolano, il Museo archeologico di Napoli, la Galleria nazionale dell’Umbria, il complesso monumentale della Pilotta di Parma e la Galleria Borghese di Roma. Saranno in tutto otto episodi, che si avvalgono delle voci narranti di Fabrizio Bentivoglio, Lucia Poli, Laura Morante, Iaia Forte, Lina Sastri, Anna Bonaiuto, Ottavia Piccolo e Michele Placido. Brera inaugura il percorso, anche perché, proprio lì, si custodiscono alcuni quadri simbolici che hanno segnato la nascita di una nuova coscienza italiana dopo le battaglie risorgimentali. Fra questi, svetta Il bacio di Hayez.

La Pinacoteca, la cui «biografia» si identifica sul piccolo schermo con la voce profonda dell’attore Fabrizio Bentivoglio, si trova nello storico quartiere milanese degli artisti, contigua all’Accademia (voluta da Maria Teresa d’Austria, che la aprì nell’ex convento degli Umiliati divenuto poi di proprietà dei Gesuiti nel ’500). In trentacinque sale disposte ad anello accoglie quattrocentoventi opere (fra cui, posto centralmente, catalizzatore di sguardi e pensieri, il Cristo morto del Mantegna), mentre i suoi depositi ne hanno mille e quattordici. Per il direttore canadese-britannico, James M. Bradburne, appena riconfermato alla guida del museo per altri quattro anni, a Brera «si va per fare le valigie del futuro», insomma per capire «chi siamo» e «da dove veniamo».

Quel museo nacque seguendo i cambiamenti di Milano sotto Napoleone, era amato da Stendhal e oggi si presenta come una prodigiosa macchina delle emozioni, sottolineate dai vari colori delle pareti. Nel suo cuore, oggi una stanza trasparente mostra il laboratorio di cura, i segreti del restauro sono offerti in dono al pubblico.