Si continua a a scavare sotto le macerie del “Rana Plaza”, il palazzo che ospitava diverse aziende tessili nel distretto industriale di Savar presso la capuitale Dacca. Finora sono state estratti circa 350 corpi senza vita, ma sono ancora quasi 800 i dispersi. I soccorritori hanno pubblicato una lista di 761 persone compilata sulla base delle informazioni dei parenti di coloro che lavoravano nel complesso del ”Rana Plaza” e che non hanno più notizie dei loro cari. La lista comprende nomi e foto delle persone scomparse. In tutto sono oltre 1.400 le persone tratte in salvo. Pare che una donna abbia addirittura partorito mentre i soccorritori erano al lavoro per cercare di raggiungerla.

Otto persone – ingegneri del comune, proprietari delle fabbriche tessili che si trovavano nell’edificio crollato e loro familiari – sono state arrestate in relazione al crollo. Il giorno prima della tragedia le autorità avevano ordinato l’evacuazione dell’edificio, visibilmente lesionato e pericolante, ma il giorno successo i dirigenti avevano comunque obbligato i lavoratori a recarsi in fabbrica.

Nelle strade anche ieri è andata in scena la rabbia degli operai che chiedono giustizia e sottolineano le condizioni estreme in cui vengono costretti a lavorare.  Migliaia di persone  sono scese nuovamente in piazza bloccando il traffico in diverse località, contrastati dalla polizia in assetto antisommossa (bastoni, gas lacrimogeni e proiettili di gomma). L’autostrada Dhaka-Aricha è stata nuovamente bloccata per quattro ore mentre a Savar gli scontri hanno provocato 50 feriti.

Le fabbriche del settore sono rimaste chiuse anche ieri, dopo che venerdì un enorme corteo di operai infuriati aveva assaltato alcune aziende tessili, ingaggiato scontri con la polizia e distrutto decine di autovetture a Gazipur e Narayanganj, alla periferia della capitale. L’associazione industriale Bangladesh Garment Manufacturers and Exporters Association (Bgmea) ha deciso di sospendere la produzione anche oggi per timori di atti vandalici.