«È l’ottavo anniversario (dell’uccisione) ma sembra ieri. Vittorio è rimasto con noi comunque, con la sua vita, la sua testimonianza, le sue azioni, con il suo invito a rimanere informati perché quando si è informati si può anche decidere. Il suo invito è quello di stare vicino agli ultimi, ai dimenticati». Egidia Beretta rispondendo alle nostre domande tradisce solo a tratti la commozione. La sua forza d’animo è nota. Negli otto anni trascorsi dall’assassinio del figlio, ha sempre dato spazio all’impegno nel mondo di Vittorio Arrigoni più che al suo dolore di madre. Al figlio ha dedicato un libro, “Il viaggio di Vittorio”, la storia, nei risvolti privati come nelle vicende politiche, di un giovane uomo al servizio dei senza diritti. «Vittorio – ricorda Egidia – diceva che la Palestina e Gaza sono ovunque e da questo possiamo trarre gli spunti per agire con giustizia e solidarietà verso gli ultimi che incontriamo anche a casa nostra, fuori dall’uscio di casa». Un tema di grande attualità. «Specialmente in questi tempi – sottolinea – in cui sta montando l’avversione contro chi viene da lontano, contro chi è perseguitato. Di mio figlio conservo un ricordo che è un incitamento a non arrenderci a quello che succede intorno a noi».
Avrebbe 44 anni Vittorio Arrigoni se un gruppo di giovani di Gaza, sedicenti jihadisti salafiti, non avessero reciso la sua giovane vita segnata da lotte in ogni parte del mondo, prima di tutto in Palestina. I suoi ultimi anni sono legati a doppio filo a Gaza, alla condizione di due milioni di palestinesi di fatto prigionieri delle forze armate israeliane perché “colpevoli” di essere governati da Hamas che controlla la Striscia. Vittorio provava un amore sincero per la gente di Gaza dove era arrivato nell’agosto 2008 con le imbarcazioni della Freedom Flotilla. Tante immagini lo ritraggono mentre, assieme ad altri attivisti stranieri, prova con la sua presenza fisica a proteggere i contadini e i pescatori palestinesi presi di mira dal fuoco dei militari. Divenne noto ovunque tra la fine del 2008 e l’inizio del 2009 quando, unico italiano a Gaza, raccontò l’offensiva israeliana “Piombo fuso” sulle pagine del manifesto e sui social (di cui è stato uno dei primi a comprenderne le potenzialità per la diffusione di informazioni taciute o ignorate dai grandi media). Storie quotidiane di morte, distruzioni, dolore ma anche di desideri e sogni dei civili palestinesi sotto i bombardamenti. Furono raccolte in un libro, “Restiamo umani” (l’esortazione con cui Vittorio chiudeva ogni suo articolo) pubblicato dal manifesto, tradotto in varie lingue e diffuso in migliaia di copie.

Vittorio fu rapito la sera del 13 aprile del 2011 a Gaza city. Il giorno successivo, per lo sgomento della famiglia e degli amici palestinesi e italiani, i suoi sequestratori diffusero in rete un video in cui appariva bendato, con le mani legate e ferito. In cambio della sua liberazione chiedevano la liberazione di jihadisti detenuti nelle carceri palestinesi. Individuati dalla polizia, alle prime luci del 15 aprile soffocarono Vittorio e si diedero alla fuga. Due di loro poco dopo furono uccisi dalle forze di sicurezza di Hamas. Altri quattro furono catturati e condannati al carcere dove non sarebbero rimasti a lungo. Solo due degli assassini sono ancora vivi, Tamer Hasasna e Khader Jram (altri due, fuggiti da Gaza in circostanze mai spiegate dal governo di Hamas, sono morti combattendo per i jihadisti in Siria). Usciti di prigione, di Hasasna e Jram non si è saputo più nulla.

Oggi a Bulciago, cittadina di cui Egidia Beretta è stata sindaco dal 2004 al 2014, Vittorio sarà ricordato con contributi politici, documentari e testimonianze come quella di Patrizia Cecconi, cooperante a Gaza. Sono in programma anche performance artistiche. Tra queste spicca “Vittorio-Restiamo umani” narrazione teatrale con disegno, musica e contributi video di Gianluca Foglia. Saranno inoltre illustrati i progetti che porta avanti a Gaza e nel resto del mondo la “Fondazione Vik Utopia” nel nome e negli insegnamenti di Vittorio. A Torino ieri sera Arrigoni è stato ricordato con l’iniziativa “Migrazioni” in cui, spiega l’attivista Maria Elena Delia, «è stato ripercorso quanto ha fatto Vittorio non come un ricordo del passato bensì come un impegno futuro su ogni fronte di lotta per i diritti». Domani al porto di Gaza city, centinaia di palestinesi e alcuni cooperanti italiani commemoreranno Vittorio con cerimonie, discorsi e ricordi personali.