Con la mano sul cuore, Obama ha salutato la tomba di John F. Kennedy nel cinquantesimo anniversario della morte, al cimitero di Arlington. Parole di circostanza e omaggio a chi «navigando con il vento e a volte contro il vento» ha rappresentato il coraggio americano, «un vero campione». Parole di Barack Obama, che accompagnato dai coniugi Clinton, ha ricordato la figura dell’ex Presidente – soprattutto a livello immaginifico – e ha consegnato una decina di Presidential Medal of Freedom, il massimo riconoscimento per i civili americani, istituite da Truman e poi riportate in auge proprio da Kennedy.
Celebrazioni presidenziali come quelle che si svolgeranno oggi a Dallas, divenuta meta di arrivo di giornalisti da ogni parte del mondo per ricordare quel 22 novembre 1963. Quando si tratta di Kennedy, però, niente può essere dato per scontato, perché al di là delle celebrazioni, il mito dell’ex Presidente resiste anche a causa di tutti i dubbi che nel corso di questi anni sono stati sollevati circa la sua morte.
Ad aprire le danze ufficiali di chi vorrebbe forse vederci più chiaro, sebbene cinquant’anni dopo, è stato proprio il segretario di Stato John Kerry. «Certamente dubito che Oswald abbia agito da solo, voglio dire, ha specificato il segretario di Stato in un’intervista alla Nbc, non ho certezze riguardo il coinvolgimento di un altro attentatore, ma ho seri dubbi che sia stato detto tutto sul periodo e sulle influenze subite da Oswald a Cuba e in Russia». Obama e il suo entourage non hanno commentato, ma le supposizioni e le domande di Kerry sono quelle di tanti americani e non solo.
Per cinquant’anni la domanda su chi abbia o meno spinto Oswald a schiacciare il grilletto del fucile Mannlicher- Carcano quel giorno a Dallas (sulla cui traiettoria venne consultato anche l’esercito italiano), è stata la fatidica domanda «da un milione di dollari» negli Stati Uniti. La commissione Warren, messa in piedi il 29 novembre 1963 da Lyndon B. Johnson, pochi giorni dopo l’omicidio, era giunta alla conclusione più rassicurante per il potere americano: Oswald aveva agito da solo, alla stregua di un pazzo qualunque. Come accade spesso in seguito ad atti ufficiali, non pochi ritengono più valide teorie diverse, che mettono in campo anche le frequentazioni pre omicidio di Oswald. In questi anni è stato un fiorire di «teorie del complotto» che hanno di volta in volta sottolineato anche eventuali rilevanti partecipazioni all’operazione della Cia – compreso uno straordinario libro di fiction, come fu America Tabloid del re dell’hard boiled americano, James Ellroy, che tira in ballo anche Edgar Hoover e l’FBI. In particolare una successiva commissione del 1978 (la United States House Select Committee on Assassinations) pur attenendosi per gran parte alle stesse conclusionI della commissione Warren, ipotizzava – sulla base di analisi acustiche degli spari – un altro sparatore oltre a Oswald, presente sulla scena dell’omicidio di Dallas.

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