Circa 300 persone hanno manifestato ieri a Ostia contro Casapound (Cpi). I «fascisti del terzo millennio» hanno occupato da poco più di un mese un pezzo dell’ex Villaggio Azzurro, area militare di proprietà del ministero della Difesa. Di fronte all’immobilismo delle autorità l’Anpi ha convocato una piazza a cui hanno aderito partiti, sindacati e collettivi antifascisti. «Quello che sta accadendo a pochi metri da qui è indegno: una sfida alla repubblica nata dall’antifascismo e dalla Resistenza – afferma Fabrizio De Sanctis, presidente dell’Anpi provinciale di Roma – Serve una convergenza di tutte le istituzioni per mettere fine a questo scempio». L’associazione dei partigiani sottolinea i rischi di questa fase politica, segnata da nuove povertà e tentativi di strumentalizzare il disagio sociale da parte delle destre. «Guardando alla storia del nostro paese sappiamo che i gruppi neofascisti vanno stroncati dall’inizio», aggiunge De Sanctis.

«IN QUESTO CASO l’emergenza abitativa è una scusa – dice Diletta, della locale rete di solidarietà e mutuo soccorso Rossa – Loro stessi dicono di voler creare uno spazio di aggregazione, con tutto il circuito di violenza e i rischi di criminalità che soprattutto a Ostia gravitano intorno al gruppo. Il problema è Cpi, non il fatto di occupare. L’occupazione è uno strumento giusto quando risponde a bisogni veri e idee legittime, ma non se viene utilizzata per diffondere odio, razzismo e sessismo».

NEL SIT-IN i manifestanti indossano le mascherine e si dispongono su delle croci tracciate a terra a distanza di sicurezza. Ma le misure anti-contagio valgono solo da questo lato. «Ogni domenica là dentro fanno le scampagnate, in barba a qualsiasi norma sanitaria. Oggi davanti all’occupazione sono arrivati i rinforzi. Hanno fatto suonare “Faccetta Nera” e altre canzoni simili», racconta un vicino. Una cinquantina di militanti di Cpi, tutti uomini e molti con la testa rasata, si sono dati appuntamento per presidiare lo spazio. Hanno anche provato a muoversi in direzione dei manifestanti.

 

DALLE UNITÀ ABITATIVE occupate a metà aprile, in piena quarantena, sono stati cacciati lo scorso anno gli ultimi militari ed ex militari. Lo svuotamento di questi e molti altri alloggi della Difesa affonda le radici nel decreto firmato nel 2011 da Guido Crosetto, oggi coordinatore di Fratelli d’Italia e all’epoca sottosegretario al ministero di Palazzo Baracchini, che portò a prezzi insostenibili alcuni canoni di locazione. Per questo nell’ambiente c’è maretta. «Sono arrivati a chiederci fino a 2.500 euro d’affitto, mentre a questi qui non dice niente nessuno. Se fosse stato gratis anche per noi saremmo rimasti», dice un militare in pensione che ha abitato nel Villaggio Azzurro e preferisce rimanere anonimo. Chi sta seguendo da vicino la questione afferma che nel quadro complessivo ci sono elementi che sfuggono e non è chiaro dove sia il punto di blocco delle richieste di sgombero, se alla Difesa, al Viminale o in Prefettura