Il trenino è fermo da dieci minuti e una signora sbatte il giornale locale pieno di pubblicità elettorali che sta leggendo sul sedile accanto vuoto: «A votare non ci vado, sono 20 anni che sento parlare di rinnovo della Roma-Ostia!». La signora insegna in una scuola media della capitale e ogni giorno prende quella che sarebbe una linea di metropolitana e che a Roma è un trenino che in mezz’ora percorre 25 chilometri attraversando il territorio del X° municipio. «C’è una tale lista di cose che non vanno che viene da ridere: sento parlare del mare, della viabilità, dei trasporti e della pineta ogni volta che andiamo al voto. Abbiamo visto com’è andata l’ultima volta. E da quando c’è Raggi sindaco, che ho votato, non ho visto cambiare niente».

I 250MILA ABITANTI del X° municipio di Roma, più o meno come Venezia, domenica tornano al voto dopo due anni di commissariamento e lo scioglimento per infiltrazioni mafiose. I 5 Stelle e il centrodestra sono favoriti, la sinistra divisa, il Pd al lumicino. E poi c’è Casa Pound, quasi certa di eleggere un consigliere.

Il territorio del X Municipio è fatto di enormi spazi vuoti, di quartieri della estrema periferia urbana come Acilia, frazione da 60mila abitanti e borgo natio di Franco Califano, di una suburbia di villette che vorrebbe somigliare a quella americana, Casalpalocco, e una città, Ostia, che a sua volta è fatta di quartieri difficili, un centro storico novecentesco e quartieri residenziali. E poi il paesaggio anni ‘70 dell’idroscalo, con le strade di fango e il porto turistico commissariato accanto, l’enorme pineta ferita dai roghi la scorsa estate. E il mare. Ciascuna di queste realtà è un’isola e non si sente troppo parte di Roma.

«I GIOVANI QUI VANNO A ROMA se devono andare in discoteca in inverno o a fare i pendolari. Vado a Roma, dicono, ma in fondo ne sfiorano le periferie, finiscono soprattutto all’Eur. Un distacco che fa identità, qui a Ostia, e che forse in zone più vicine alla città, come Acilia, è sentirsi dimenticati» racconta Ilaria Beltramme, autrice di diversi libri di successo sulla storia di Roma e tra i curatori di un bel libretto di storie autobiografiche e non su Ostia (Ostia! Romanzo di una periferia, Red Star Press).

IL X MUNICIPIO, insomma, è un’isola che ne contiene diverse. Il sistema dei trasporti non aiuta a legarle tra loro: il trenino e qualche raro autobus. I problemi sono invece comuni: una percentuale di disoccupati più alta della media capitolina, un reddito medio tra gli ultimi dei 15 municipi in cui è suddivisa Roma, un tasso di istruzione e un indice di sviluppo umano tra i più bassi. L’unico polo produttivo è l’aeroporto di Fiumicino e in tanti da queste parti ci lavorano. «I dati di Ostia Nord e Acilia confermano che, come altrove dove disoccupazione, disagio sociale e basso tasso di istruzione sono più alti della media, i tassi di criminalità, micro e organizzata, sono più alti», spiega Federico Tomassi, che con altri due ricercatori cura il blog mapparoma. Tomassi aggiunge al quadro Malafede, dove vivono giovani coppie trasferitesi di recente: ci si sposta verso fuori per potersi permettere una vita autonoma o un figlio. Qui i residenti sono furiosi perché le imprese che avevano ottenuto le licenze in cambio della realizzazione delle infrastrutture hanno accuratamente evitato di farle. Un classico romanesco.
Nel X° municipio i 5 Stelle erano forti già nel 2014 e nel 2016 Virginia Raggi ha sbancato prendendo il 76%, mentre il Pd, travolto dalle dimissioni del presidente di Municipio Andrea Tassone – condanna in primo grado a 5 anni nel processo Mafia capitale – ha dimezzato i voti rispetto alle europee.

A FARE CAMPAGNA ELETTORALE per il partito di Renzi ci sono i giovani. Si aggirano in cinque per il centro di Ostia, accompagnando la ventenne Margherita, numero 2 in lista, mentre in piazza Anco Marzio si raduna qualche centinaio di persone per ascoltare Giorgia Meloni. «Dopo quel che è successo, abbiamo occupato uno spazio lasciato vuoto, il partito ha capito» dice Matteo Donati. Si potrebbe obiettare che il partito non aveva altre strade. Loro però ci credono, raccontano di un elettorato Pd che sembra aver superato il danno fatto dalla vicenda di Mafia Capitale. «Ma l’impressione, andando in giro, è quella di una cittadinanza stanca, non sembra esserci grande entusiasmo». Loro insistono sulla necessità di creare spazi di aggregazione.

A Nuova Ostia, la parte dei palazzoni, delle case popolari e del clan Spada, c’era lo skate park, il più grande d’Italia, sede dei mondiali qualche anno fa, andato in fiamme dopo un sequestro dei carabinieri per abusi edilizi in un’area dove dovrebbe sorgere una chiesa. Dopo un anno la chiesa non c’è, lo skate park nemmeno e chi lo usava passa il tempo su un muretto. Qui si sono alternati centrodestra e centrosinistra, le cose non sono mai cambiate e a parte le promesse di farne la Miami italiana fatte da Gianni Alemanno ai suoi tempi, non si è visto granché. Tranne i cantieri aperti in queste settimane dalla giunta Raggi. «Sulla mia strada, all’Infernetto, hanno asfaltato un pezzo davanti al centro commerciale, sul resto ci vai con la moto da cross», racconta Umberto, pensionato, ex operaio aeroportuale. Anche lui aveva votato Raggi e non è soddisfatto: «Ma non è solo colpa loro: hanno trovato un macello».

SUL TERRITORIO È ANTICA anche la presenza dell’estrema destra che oggi prende le forme di una lista di Casa Pound che sogna il 10% e distribuisce pacchi alimentari. Il candidato presidente Luca Marsella e la moglie capolista Carlotta Chiaraluce agitano lo spettro immigrazione promettendo di sgomberare il Vittorio Emanuele, enorme colonia estiva che affaccia sul mare e che vede, oltre a un’occupazione abitativa riconosciuta a suo tempo da Rutelli, la presenza di Sant’Egidio, di un centro islamico, di una bella biblioteca e di un teatro. «La verità è che attorno al Vittorio occupato c’è qualche interesse speculativo, ma nessun ’caso’: è una delle poche occupazioni abitative a Roma a non aver visto la nascita di un comitato per sgomberarlo. Le sparate contro il Vittorio, occupato da decenni, o le ronde anti ambulanti in spiaggia, o i presidi contro quelli che Marsella chiama i mercatini Rom del degrado, sono un modo per far ricordare al mondo che Casa Pound esiste», spiega David, residente di Nuova Ostia molto attivo nei movimenti cittadini.

SE LA PARTE OSTIENSE di Mafia Capitale ruotava sulle concessioni, la campagna elettorale si fa sul futuro degli stabilimenti messi a rischio da scandali e direttiva Bolkenstein, sull’abbattimento del “lungomuro” che separa la strada dal mare, sulle potenzialità turistiche. I voti dei balneari sono tra i più contesi, tutti hanno organizzato un incontro, anche Casa Pound. E tutti hanno posizioni poco chiare sul futuro. Grandi promesse e, probabilmente, rassicurazioni in riunioni non pubbliche. L’altro argomento di cui si parla nei comizi è la legalità. Anche in questo caso, i particolari sono pochi: «Controlleremo ogni centesimo che esce» tuona Marsella, che è diventato famoso per essere stato fotografato con un membro del clan Spada. «Hanno infamato Ostia chiamandola mafiosa, ma la criminalità fiorisce perché non ci sono le istituzioni», attacca la candidata del centrodestra Monica Picca. «Qui c’era la mafia, dovrete dare una mano a Giuliana», dice Alessandro Di Battista a una cena per la 5 Stelle Giuliana Di Pillo. Cosa sia successo, come e perché i clan di fuori e, poi, quelli locali, abbiano potuto gestire concessioni e case popolari, questo non lo spiega nessuno. Meglio gridare Ostia è pulita.