Il futuro è incerto, il presente pure: il Consiglio regionale della Lombardia boccia l’emendamento proposto da Michele Usuelli, presidente del gruppo Più Europa-Radicali, per rendere trasparenti i piani di trasferimento dei pazienti covid, indicando il livello di saturazione dei letti oltre il quale vengono disposti. La faccenda riguarda ancora l’Ospedale nella Fiera di Milano, tuttora semivuoto dopo la trionfale campagna mediatica. Sembra, infatti, che per coprire la mancanza di pazienti, sarebbero stati chiesti trasferimenti di malati dalle terapie intensive di altri ospedali lombardi non in sofferenza. «Gli spostamenti sono scelte degli esperti per cercare di liberare gli ospedali», ha risposto il presidente Fontana sollecitato dalla stampa. Le segnalazioni sarebbero arrivate da alcuni colleghi al consigliere Usuelli – medico di terapia intensiva neonatale alla Mangiagalli, oltre che consigliere lombardo – che ne aveva già denunciato la gravità in alcuni post su Facebook. Dopo la bocciatura dell’emendamento, si sfoga: «Nessuno della giunta è intervenuto per motivare il no. Anzi, non si è parlato un solo istante di Fiera, nonostante sia di attualità politica. Fontana e i suoi sono ormai commissariati da Salvini». Rendere pubblici i criteri di spostamento dei malati dovrebbe essere un diritto, così come l’essere informati sulla strategia sanitaria regionale. «Mandami qualcuno», sembra essere questo il tono delle richieste tra la Fiera e alcune strutture sanitarie. Procedura di certo poco ortodossa, se accertata, perché mancante del criterio di base: la necessità. Oltre al rischio materiale connesso al trasferimento di un paziente intubato, non va sottovalutato il passaggio da un’équipe che ne conosce perfettamente la storia clinica a un’altra, che deve essere immediatamente in grado di occuparsene. Per farlo è necessaria una lettera di trasferimento che contenga le informazioni essenziali sul paziente, l’anamnesi patologica prossima e remota, oltre che l’andamento della degenza. «Mi è capitato diverse volte di doverlo fare in passato: è un lavoro che richiede ore. Per questo continuo a ribadire che deve esserci una motivazione alla base dello spostamento», spiega Usuelli, «Non sono contrario ai trasferimenti, sia chiaro – aggiunge. – Se su 20 posti di terapia intensiva, hai solo 2 pazienti covid, spostarli in Fiera, per bonificare il reparto e ripartire ha senso. Diversamente è solo un’operazione inutile».

Altro aspetto trascurato nel racconto dell’Ospedale della Fiera riguarda i medici radiologi: a quanto si apprende la struttura avrebbe a disposizione un medico reperibile da casa per il turno di notte: «Una terapia intensiva non può non averne uno in guardia attiva H24 – spiega Usuelli – Il paziente intubato potrebbe aver bisogno di una lastra d’urgenza e non bastano il tecnico che la effettui e il medico della terapia intensiva che la legga». Tuttavia, considerato l’esiguo numero di ricoverati, spostare radiologi in Fiera vorrebbe dire sottrarli a ospedali che invece ne hanno bisogno.

Che fare, allora, con una struttura nuova di zecca che manca di personale e pazienti e che, con molte probabilità, non ha futuro? «In una prima fase Gallera ha lavorato in fretta e bene nel reperire posti di terapia intensiva – è la riflessione di Usuelli – Raddoppiarli da 700 a 1400 non è uno scherzo. La strategia era quella giusta: chiudere le chirurgie non urgenti per sfruttare i letti di risveglio che si trovano accanto alle sale operatorie, già dotati degli agganci per aria compressa, vuoto e ossigeno. All’improvviso si è abbandonata la strada giusta per questa soluzione miracolistica. Una scelta senza senso perché la strategia giusta c’era già».